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Un documento eccezionale del 1439 che racconta degli scontri crudeli e fratricidi tra Guelfi e Ghibellini a Seriate. Si tratta di una nota redatta nel 1870 dal canonico Giovanni Finazzi, sacerdote, studioso insigne di storia locale, primo provveditore agli studi del Regno d’Italia, incarico da cui si dimise per i contrasti profondi che ebbe con l’allora vescovo di Bergamo mons. Speranza. In particolare erano pagine pubblicate in premessa allo scritto di Castello Castelli che redasse una Cronaca o Libro di Memorie delle cose occorse nel campo bergamasco negli anni 1378 -1407  a cui si aggiunse una successiva Cronaca Anonima di Bergamo dall’anno 1402 al 1481 .

“Funesta fra le altre a molte città d’Italia, si per l’estensione che per l’ostinazione della sua durata,come pel disperato imperversare delle parti, tornò la fazione detta che fu dei Guelfi e dei Ghibellini. Queste due sette traevano origine dalle rivalità insorte fra Corrado il Salico signore del castello di Ghibellina e i conti Guelfi.  …. I Ghibellini furono detti gli Imperiali e i Guelfi i Pontifici …. (Le discordie ) furono suscitate in Italia intorno al 1280…A questi sconvolgimenti e furori …  furono più che mai soggetti anche alcune delle nostre Province. E Bergamo tra le altre ne fu si travagliata e manomessa che, se ne eccettui Brescia,… nessun’altra città o Provincia ebbe a patirne maggiori e più irreparabili danni.”

Il documento presentato è una missiva inviata da uomini del partito dei Ghibellini che avevano occupato case dei Guelfi di Seriate. Al di là dei dettagli della vicenda, tutto lo scritto documenta l’asprezza, e la crudeltà di quegli scontri: quelle soldataglie non si facevano scrupolo di sconfiggere il nemico anche con inganni, sotterfugi, tradimenti e ricatti crudeli sanguinosi. Il documento fu scritto in un latino medioevale per cui la traduzione non è stata agevole; in particolare di alcuni termini non si è trovata il corrispettivo italiano.

Traduzione della lettera

Eccellenti amici carissimi. Confidiamo che da ora in avanti saprete come la scorsa notte fu perso e catturato il signor Giorgio commissario della Valle Brembana che, a tradimento con il consenso degli uomini della suddetta Valle, fu catturato nella terra di Rigosa in casa di Filippo Garipo che fu assai garipo (?); e sebbene alcuni di loro fingessero di volerlo difendere, tuttavia tutti, come abbiamo detto, acconsentirono a questo tradimento, così tolsero di mezzo i suoi (di Giorgio) servi che erano con lui, per quanto senza la relazione degli stessi il fatto si sarebbe manifestato da sé, perché era avvenuto in un luogo alquanto difeso della stessa valle e in una casa-forte, e in quel momento vi erano più di 250 uomini e quelli che lo catturarono non furono più di 50, così che non solo potevano difendere lo stesso commissario, ma anche dopo che fu catturato [lo potevano] strappare dalle loro mani, se l’avessero voluto. Ma qualunque cosa sia da dire smascherarono la loro intenzione assai depravata e l’infedeltà del loro animo, tuttavia da molto tempo avevano mostrato con parecchi e manifesti segnali che mai si potè avere alcun servizio da parte loro in favore degli affari dell’illustrissimo nostro duca di Milano, se non zoppicando; e di certo crediamo che fu per qualcosa di meglio che smascherarono in questo modo la loro perversa intenzione; perché se si fossero mischiati con noi, avrebbero potuto, quando ci fossimo scontrati con i nemici, fare di peggio, e probabilmente avrebbero messo il nostro esercito in un grande pericolo.

Ma qualunque cosa sia, la frode deve essere ricompensata con la frode, affinché vinciamo con l’astuzia i loro inganni, nascondendo la cosa stessa fino al tempo dovuto, affinché possiamo far meglio i fatti nostri [le cose che ci convengono] e terminare quello che è stato ordinato circa gli stessi e gli altri. Dunque con loro è necessario adoperare l’inganno e le buone parole, per tanto trovate quelli che a voi sembrano della suddetta valle, dicendo che voi siete sicuri e così noi che questo fatto non sarebbe uscito allo scoperto con il loro consenso né con quello degli uomini della suddetta valle, se non forse [con il consenso] di alcuni pochi che sono ben conosciuti, e che questa cosa fu tanto improvvisa che non si poté provvedere a questo fatto non controllabile: infatti fu portato termine di notte; e che li esortiamo affinché non dubitino di non cominciare a causa del sospetto di questa cosa, ma stiano come […] perché sarà meglio per sé; e preoccupatevi di esortarli con tante buone parole fino al tempo in cui potrà essere fatta vendetta riguardo a quelli, fino a che non sia portata a termine, come non dubitiamo, così come fu fatto di quelli di Brianzola, dove per un fatto similare non canta né un gallo, né una gallina dei Guelfi. Ma, come abbiamo detto, bisogna tenerli nella speranza con buone parole, fino a quando avremo fatto i fatti nostri, come ben sapete; perché gli uccelli si catturano cantando, e la frode sia ingannata con la frode. Tutte le torri di Seriate sono state conquistate e tutte sono state atterrate; e così avvenga delle altre, con il favore del Signore. Fate in modo di fare prontamente quanto vi abbiamo scritto, affinché non possano dirigersi a un’altra parte, perché non possiamo fare così mentre ciò che è stato ordinato.

La nostra comunità come bene si può evincere dalla pagina qui riprodotta,  visse, in quegli anni, un periodo drammatico spesso coinvolta anche in fatti tragici, a causa delle contrapposizioni delle due fazioni.

Dato in Seriate, in assemblea, e nel giorno 16 luglio 1439. Sottoscrizione, Casa dei Suardi

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Autore

Mario Fiorendi

Studioso di storia locale in particolare del movimento cattolico bergamasco tra fino 800 e inizio 900. Tra le sue pubblicazioni: - "Vincenzo Bombardieri. Una storia civile"; "100 anni fa. Una storia ancora viva. Lo sciopero di Ranica"; un contributo al volume "Alle radici del movimento sociale cattolico a bergamasco".

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