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Negli Usa la generazione dei boomer sta invecchiando. In solitudine. Si tratta di circa 26 milioni di persone (1 su 3 dei nati in quella generazione) hanno più di 50 anni d’età e vivono sole. Per il momento si mantengono in salute, e quasi tutti hanno un lavoro e quindi un tenore di vita accettabile. Ma tra pochi anni ci si aspetta che diventino pensionati con problemi di salute. E vivranno soli senza la rete assistenziale tradizionale costituita dalla famiglia.

C’è chi prende la questione alla leggera, come Maria Luisa Agnese sul Corriere della Sera online (al link: https://www.corriere.it/cronache/10_ottobre_17/papy-boomers-anziani-agnese_f1c3e802-d9db-11df-8dad-00144f02aabc.shtml) che definisce gli ultracinquantenni «papy boomer», con ironico riferimento alla definizione di «baby boomer» con cui questa generazione è stata definita – quando appunto i suoi componenti erano giovani.

Ma i sociologi della Baylor University di New York e dell’università della California stanno studiando la questione con più serietà (ne ha parlato Massimo Basile su Affari&Finanza cartaceo dello scorso 5 dicembre).

La questione si sta cominciando a studiare lì, negli Usa, ma riguarda in maniere diverse tutto il mondo. Nell’immediato quello occidentale, dal Nordamerica all’Europa, ma nei prossimi decenni anche gli altri continenti, soprattutto Africa e Asia dove un boom delle nascite è fenomeno più recente. In nazioni come la Nigeria, l’India, la Cina – la quantità di persone giovani o appena maggiorenni è quantificabile in più di 1 miliardo di persone.

Dal modo in cui gli Usa affronteranno il problema dei loro anziani soli, il resto del mondo prenderà ispirazione. Magari per rifiutare il modello americano, ma in ogni caso osservandolo.

I sociologi partono da alcune evidenze. Innanzitutto lo stato di salute, che negli anziani tende a degradare. E questo comporta costi per l’assistenza, la cura, l’acquisto di farmaci.

Ci vorranno probabilmente più ospedali, soprattutto specializzati per gli anziani. E più strutture come le case di riposo, o come le si voglia chiamare. Anzi, in occidente ci vogliono ora, perché il problema è imminente se non immediato.

E qui ci sono discorsi anche di natura economica da fare – perché le strutture sono da costruire o riadattare, e i farmaci sono da produrre, per la gioia e l’arricchimento delle aziende che li producono. Il sistema delle Big Pharma, le grandi case farmaceutiche, aumenterà il suo fatturato.

Oppure no, si potrà evitare di adeguare gli ospedali perché le persone verranno sostenute dalle famiglie. Soprattutto se quelle famiglie ci fossero, però. Ma la tendenza in corso è quella dell’aumento della solitudine. Nel 1960 gli anziani che vivevano soli erano il 13%, negli Usa. Nel 2000 erano 15 milioni. Oggi sono 26 milioni. È un mondo che cambia.

Fonte immagine di copertina: Depositphotos

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Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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