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Domenica prossima, 17 maggio, lo show dello sport mondiale si rimetterà in moto. Nel senso proprio che un campionato automobilistico, quello Nascar che si disputa negli Usa, riaccenderà i propri motori con 7 gare da disputarsi in 11 giorni per riportarsi in pari con il calendario annuale 2020 interrotto dalla pandemia del coronavirus.


Dell’evento ha parlato Luigi Pernasulla Gazzetta dello Sport cartacea dello scorso 5 maggio, tratteggiando una storia di questo genere di corse che si svolge soprattutto negli Stati meridionali degli Usa dal 1949. Le automobili usate sono a ruote coperte e, almeno nello spirito, «stock», cioè identiche a quelle di produzione che ognuno può comprare dal concessionario. O almeno, fino a qualche anno fa era così. Poi anche qui c’è stata la ricerca della prestazione e le auto sono quasi prototipi, sebbene con specifiche molto meno costose rispetto alle Formula 1 o serie di quel genere. Qualche info tecnica la si può trovare nella pagine della Wikipedia dedicata al campionato.

Le prime corse si disputeranno sul circuito di Darlington, in South Carolina, seguite da altre a Charlotte, in North Carolina. Sono circuiti ovali, con curve tutte a sinistra a diversi gradi di inclinazione, come la curva parabolica di Monza – che qui in Europa non si usa più per la possibile pericolosità mentre nella Nascar è la norma proprio grazie alla sua possibile pericolosità. Ma d’altronde correre con auto a ruote coperte produce un’aerodinamica molto migliore rispetto alle F1, e i piloti Nascar sono abituati a un livello di contatto tra le auto molto superiore. Ossia, fanno a sportellate per aprirsi la traiettoria – e nonostante la bravura dei piloti le interruzioni per incidente sono numerose. In alcuni circuiti (definiti «tascabili» perché lunghi meno di 1 km) c’è anche una pratica inedita in Europa per cui le auto procedono a coppie, incollate come vagoni di un trenino. L’auto davanti si prende tutta l’aria e consuma di più le gomme e il carburante, l’auto dietro (non sempre di un compagno di squadra, perché potrebbe essere un avversario opportunista) si risparmia e sorpassa soltanto negli ultimi giri per andare a vincere.


Diversa è anche l’abitudine degli spettatori, che qui vanno alla corsa come andassero allo stadio: i circuiti ovali permettono infatti di costruire tribune tutte intorno, come in uno stadio di calcio, per cui gli spettatori dal vivo possono vedere tutte le fasi della corsa, tutte le auto contemporaneamente, a volte senza nemmeno dotarsi di binocolo. Le prime 4 gare della stagione si sono già disputate, a partire dal 16 febbraio, poi c’è stata l’interruzione. Il calendario totale prevede 36 gare, il doppio circa rispetto alla F1 cui siamo abituati in Europa. Anche le auto partecipanti a ogni corsa sono più di 30. Anche se non tutte disputano le gare finali perché sono dei playoff tra i primi in classifica allo scopo di definire il vincitore finale.  Tutto un altro mondo. Che però, almeno per le prime 11 tappe, si disputerà a porte chiuse. Ci sarà soltanto la tv. In effetti è questo il motivo della ripresa a spron battuto, con tante gare in pochi giorni: occupare gli schermi televisivi di mezzo mondo (in Italia il canale che ha comprato i diritti è SportItalia). Una specie di massiccia campagna di marketing per anticipare quella del calcio, del ciclismo ecc. ecc.

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Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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