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Spett.le Redazione,

apprendo dal vostro sito la pubblicazione di un articolo in merito al Centro Estivo di Valbrembo. Forse, e dico forse, ci sono state delle incomprensioni nella lettura della relazione o forse sono stato io, insieme ai miei collaboratori, che non siamo stati sufficientemente chiari portando così a queste incomprensioni.



Il titolo dell’articolo così recita: “E’ colpa delle Parrocchie di Valbrembo se siamo senza Cre?”.

Partiamo dal presupposto che io, nella mia relazione, non ho mai dato nessuna colpa alle Parrocchie! Ho soltanto evidenziato che, dopo aver avuto un incontro con le stesse per capire se vi era la disponibilità da parte loro di organizzare, come gli scorsi anni, il Centro Estivo, la risposta è stata negativa. Gli stessi Sacerdoti non si sentivano, per quest’anno anche a fronte delle stringenti normative sanitarie e delle varie Responsabilità civili e penali cui potevano andare incontro, di organizzare il Centro Estivo, rendendosi però disponibili a collaborare per la sua realizzazione.

Vista la mancanza di Associazioni e/o privati sul territorio disponibili ad organizzare il CRE, nel mese di Luglio, abbiamo deciso, come Amministrazione Comunale, di gestire direttamente l’organizzazione del CRE. Fatta la scelta politica, si trattava di tradurre il tutto in proposte organizzative qualificanti e qualificate rispetto all’importanza del servizio educativo erogato.

Non avendo esperienza tecnica in merito ci siamo avvalsi della collaborazione dei funzionari dell’Azienda Speciale Consortile, dei funzionari comunali e dei tecnici delle cooperative “Il Pugno Aperto ed Alchimia” che già svolgono con regolare contratto di appalto il servizio di organizzazione e gestione dei servizi per l’infanzia e l’adolescenza. Il lavoro svolto ha prodotto il materiale tecnico allegato alla relazione sul quale, forse per convenienza speculativa, non si è nemmeno entrati nel merito. E’ chiaro che ogni servizio di qualità ha dei costi. Il costo del nostro progetto è perfettamente comparabile con altri servizi analoghi.

L’ unica variabile che avrebbero potuto ridurre i costi era l’apporto del volontariato per la gestione del servizio di pulizia dei locali e dell’assistenza al triage e supporto all’operatore qualificato per l’accompagnamento dei minori ai servizi. La ricerca dei volontari è stata fatta. Molti hanno dato la disponibilità per poche ore giornaliere o settimanali. Peccato però che la normativa sanitaria vigente impone la continuità del ruolo ricoperto per tutta la giornata e per tutto il periodo. Le Parrocchie, nelle persone dei due parroci, hanno dato la piena disponibilità a collaborare sia nella ricerca dei volontari che nella messa a disposizione dei locali. Cosa che è stata segnalata nella mia relazione ma forse non faceva “notizia”.

Vorrei sottolineare, alla Vostra Spettabile redazione (o meglio a chi ha scritto l’articolo) che la collaborazione tra le Parrocchie e l’Amministrazione Comunale è molto proficua e intensa soprattutto sulle questioni socio-educative e sociali. Vorrei anche evidenziare che, la comunicazione emanata dalla Diocesi di Bergamo in merito alla gestione di CRE così recitava:

I POSSIBILI APPROCCI DELLA PARROCCHIA ALL’ATTIVITÀ ESTIVA
La proposta dei Vescovi e delle Pastorali Giovanili lombarde va nella direzione del non “tirarsi indietro”. Alla Parrocchia saranno possibili tre approcci:

1. Approccio integrato (auspicato e da promuovere): se si darà possibilità di un patto educativo di territorio e con le famiglie (promosso dal Comune o dalla Parrocchia, se il primo latita), la Parrocchia co-progetterà l’attività estiva con il Comune e le realtà del territorio. Tutti gli enti coinvolti si assumeranno, in condivisione con la famiglia, le responsabilità penali e civili per le parti di loro competenza. Al Comune potrebbe spettare la convocazione delle realtà interessate per l’attività estiva, l’individuazione del “coordinatore educativo” dell’attività estiva (che possa essere la Parrocchia!?), l’approvazione, l’impegno per il sostegno economico e il reperimento dei fondi nazionali e regionali a disposizione, la facilitazione dell’intero progetto (comunicazione alle famiglie, raccolta delle iscrizioni, gestione amministrativa e burocratica, adempimenti per la sicurezza sanitaria).

2. Approccio leggero (il minimo sindacale): la Parrocchia metterà a disposizione del Comune o dell’ente gestore dell’attività estiva (la cooperativa, l’associazione che se ne fa carico ecc.) le sue strutture e le sue risorse umane. La Parrocchia si assumerà le responsabilità penali e civili per le strutture di sua proprietà.

3. Approccio tradizionale (l’estrema ratio): nel rispetto delle linee guida del Governo e nell’ottica della sussidiarietà, se in grado, la Parrocchia organizzerà autonomamente (o anche in collaborazione con altri) l’attività estiva con le risorse umane e strutturali a disposizione.

In condivisione con la famiglia e per quanto di sua competenza, la Parrocchia si assumerà le responsabilità penali e civili e chiederà al Comune l’approvazione e il sostegno economico del progetto. Ad oggi, i tre approcci sono tutti possibili. Come già detto, la proposta delle Diocesi Lombarde (e di Bergamo in particolare) è certamente per quello integrato, che propone una condivisione delle responsabilità e la concentrazione della Parrocchia sul suo specifico: la questione educativa e religiosa. Questo è quello che è stato fatto… una condivisione del progetto con le Parrocchie tant’è che le stesse si erano rese disponibili ad ospitare il Centro Estivo nei loro spazi esterni.

Nessuno quindi vuole accusare, ne ha mai accusato, le Parrocchie del “fallimento amministrativo” del CRE anzi le ringrazia per la continua Vicinanza alla mia persona e alle iniziative che vengono promosse a favore della cittadinanza di Valbrembo. Se di fallimento si vuole parlare questo è avvenuto oggettivamente solo ed esclusivamente perché non ci sono state adesioni sufficienti da parte delle famiglie (n. 10 per complessivi n. 18 minori) e non certo per carenze organizzative e gestionali da parte di chi si è prodigato fino all’ultimo per l’organizzazione del servizio.

Se vogliamo discutere sui motivi che hanno determinato il “fallimento” facciamolo su dati oggettivi e non sul “sentito dire” o sulle sensazioni e sulle impressioni personali o peggio ancora sulle posizioni di schieramento partitico.

Attilio Castelli
Assessore Servizi alla Persona




Grazie vice sindaco Castelli della Sua risposta. Ci permettiamo solo di ricordare un fatto. Fino all’anno scorso al Comune di Valbrembo “è andata bene” se consideriamo che il Cre veniva organizzato dalle parrocchie e a voi toccava solo decidere se finanziarlo o meno. Per quanti anni le parrocchie hanno fatto questo? Probabilmente anche lei da piccolo ha partecipato a questi Cre. Quando, per motivi emergenziali, la palla è toccata a voi, i prezzi erano talmente proibitivi da far desistere le famiglie. A breve pubblicheremo il sondaggio sull’esperienza che è ancora possibile compilare a questo link. Dunque la nostra tesi è che la Sua relazione punta tra le righe (ci mancherebbe che colpevolizzaste apertamente le parrocchie) a giustificare il fallimento del Comune con il fatto che le stesse obiettivamente non avessero la forza per fare sole. Tutto ciò a nostro modesto avviso ci ha lasciato perplessi. Poi mi perdoni Castelli: lasci perdere le allusioni ad appartenenze politiche, arma tattica desueta per controbattere a chi esprime un’opinione non allineata alla Sua. Siamo un sito di informazione e come ha potuto constatare Lei stesso spazio l’abbiamo dato e lo daremo a tutti. Grazie e buon lavoro
La Redazione di socialbg.it



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