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Dopo che le famiglie di Valbrembo si sono dimostrate insoddisfatte della proposta del Cre da parte del Comune di Valbrembo, il vice sindaco Attilio Castelli dice “la sua” attraverso una articolata relazione dove spiega quello che è stato fatto per tentare di organizzare un’iniziativa estiva per i ragazzi.


Parte dicendo che i Centri Ricreativi Estivivenivano organizzati dalle Parrocchie con il contributo attivo di numerosi volontari che a titolo gratuito contribuivano alla buona riuscita degli eventi“. Questo è assolutamente vero. Fa parte, obiettivamente, dei “tanti favori”, spesso misconosciuti, che le comunità parrocchiali garantiscono alla cittadinanza togliendo “pesi organizzativi” ai Comuni i quali, per non sfigurare, si limitano o si limitavano a dare “un obolo” di poche migliaia di euro. Col covid le cose sono cambiate e i Comuni (Valbrembo compreso) si sono ritrovati a dover pensare per laprima volta (salvo rare eccezioni) all’estate dei loro ragazzi.

Il primo esperimento a Valbrembo è andato male. Le cifre troppo alte da sostenere hanno fatto desistere le famiglie dall’iscrizione.Pare del tutto evidente – scrive Castelli – che l’organizzazione di un servizio, nel rispetto di norme igienico-sanitarie ed organizzative così stringenti, comporta una notevole lievitazione dei costi oltre a precise Responsabilità civili e penali a carico degli organizzatori in caso di mancato rispetto dei protocolli gestionali“. Aggiungendo: “Questo ha determinato la rinuncia da parte delle due parrocchie all’organizzazione del CRE 2020, anche su disposizioni della Diocesi di Bergamo. Una frase quest’ultima che suona come una giustificazione per non essere riusciti, come Comune, a rispondere alle aspettative. Sembra quasi che tra le righe faccia capolino una colpa da attribuire alle parrocchie se il Cre quest’anno non è calendarizzato. Facciamo presente a Castelli che le parrocchie NON sono obbligate al Cre. Non c’è nessun protocollo nel quale si evince che debba essere il parroco a farsi carico delle iniziative estive dei ragazzi. E’ prima di tutto “un pensiero laico” della comunità civile essere vicini alle famiglie contribuenti nella conciliazione vita-lavoro durante i mesi estivi. Che finora ci abbiano pensato le parrocchie (togliendo l’affanno ai Comini), con risultati eccellenti, non deve essere intesa come una regola infranta.

Ipotesi colpevolizzante confermata da quel che segue nella relazione di Castelli: “La volontà dell’Amministrazione di volere COMUNQUE garantire ai cittadini di Valbrembo una offerta formativa ed educativa di qualità hanno spinto l’Assessorato ai Servizi alla Persona e l’Assessorato alle Politiche Giovanili a confrontarsi con l’Azienda Speciale Consortile per i Servizi alla Persona e con le Cooperative Sociali che hanno in carico, per conto del Comune, la gestione delle politiche giovanili, a ripensare e riprogettare una proposta autonoma gestita direttamente dal Comune con il coinvolgimento delle realtà Associative del territorio“.

Ora, a Castelli va tutto il merito di essersi impegnato nell’organizzazione del Cre. Non abbiamo motivo di dubitarne. Ma da persona vicina alle realtà comunitarie è COMUNQUE fuori luogo giustificare “il fallimento amministrativo” dicendo che quest’anno le parrocchie non hanno organizzato il Cre quando è da anni che se ne fanno carico togliendo, anche se non è stagione, le castagne dal fuoco al Comune.

Riportiamo per correttezza la relazione completa (clicca qui)

E’ colpa delle parrocchie di Valbrembo se siamo senza Cre?

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