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Nel corso dell’estate 2022 ci sono stati 13 tornei di volley per squadre nazionali. L’Italia ne ha vinti 11, e negli altri ha vinto «soltanto» la medaglia di bronzo.

Un’impresa addirittura migliore rispetto a quella della Spagna del basket, che vi abbiamo raccontato qui su SocialBg qualche giorno fa (al link: https://www.socialbg.it/se-ce-un-torneo-di-basket-lo-vince-la-spagna-o-arriva-seconda/).

Nello specifico, le vittorie azzurre le ha raccontate Gian Luca Pasini su la Gazzetta dello Sport cartacea dello scorso 26 settembre, e sono state: oro al Mondiale maschile assoluto, oro agli Europei giovanili femminili under 17, 19 e 21, oro agli Europei giovanili maschili under 18, 20 e 22, oro agli Eyof, ossia i festival olimpici, sia femminili sia maschili, oro alla Nations League e ai Giochi del Mediterraneo femminili. Poi bronzo ai Giochi del Mediterraneo maschili.

Pasini, nel suo articolo, non poteva sapere dell’ultima medaglia, il bronzo delle ragazze azzurre al Mondiale, terminato il 16 ottobre.

Peraltro quest’ultima medaglia ha rivelato quanto possano essere odiosi certi leoni da tastiera, che hanno insultato Paola Egonu, una delle migliori pallavoliste al mondo (basta vedere sulla pagina della Wikipedia a lei dedicata, al link https://it.wikipedia.org/wiki/Paola_Egonu, i titoli di squadra e individuali che ha già vinto a soli 23 anni d’età) per non aver portato un altro oro alla Nazionale.

La reazione della campionessa, a caldo, è stata la decisione di abbandonare la Nazionale, almeno per un periodo di decompressione. A volte il branco di coloro che si definiscono tifosi ha ragioni che la ragione non conosce.

Una possibile spiegazione di questi successi in serie ha provato a darla ancora Pasini sulla Gazza del 27 settembre – intervistando Julio Velasco, che delle Nazionali di volley azzurre è direttore tecnico dal 2019 (dopo essere stato, da allenatore, colui che ha iniziato la stagione dei grandi successi italiani in questo sport).

Velasco ha rivelato che, in occasione delle partite delle Nazionali maggiori, portava al palazzetto da spettatori i ragazzi e le ragazze delle Nazionali giovanili… e poi interrogava tutti. Così ha creato attaccamento alla maglia e voglia di emulazione, oltre a condividere la cultura tecnica.

In questo modo i ragazzi imparano come si si fa e hanno la prospettiva di arrivare loro, in un futuro vicino, al posto di quelli che vincono così tanto.

È una fortuna avere persone così, che giocano insieme a noi.

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Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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