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Divertimento in Caissa n. 17

Nel mese di dicembre 2021 si è disputato il match per il titolo di Campione del mondo di scacchi. Una delle partite è durata 8 ore, terminando soltanto alla 136ª mossa. Una goduria per la mente, secondo alcuni commentatori. Una noia mortale, secondo altri…

Tra i sostenitori di questa seconda tesi c’è Luca Neri, che ne ha parlato su ScacchItalia, la rivista della Federazione scacchistica italiana (online al link: http://www.federscacchi.it/doc/notcom/d20220628065914_scacchitalia_02_2022_finale.pdf).

Per argomentare la sua tesi, Neri ricorda che negli stessi giorni in cui a Dubai si disputava il Mondiale di scacchi tra Magnus Carlsen e Ian Nepomniachtchi, i telespettatori di tutto il mondo potevano vedere su Netflix «La casa di carta», fiction zeppa di colpi di scena.

E secondo lui questo contrappasso è un chiaro segnale: gli scacchi a cadenza lunga non hanno scampo. O si troverà il modo di abbreviare le partite oppure il nostro gioco interesserà sempre meno persone e si estinguerà.

Ehm.

Io sono tra i sostenitori della lunghezza, invece. Le partite lunghe, molto pensate, molto approfondite, molto studiate anche e soprattutto nei periodi successivi a quando si sono giocate – costituiscono il senso vero degli scacchi.

Ciò che li trasforma in scienza e arte, paragonabili alla matematica e alla musica (solo per fare degli esempi).

Intendiamoci, potrei sbagliarmi di brutto. Lo stesso Carlsen, probabilmente l’uomo contemporaneo che gli scacchi li capisce di più, lavora non troppo nell’ombra per trovare sistemi che abbrevino le partite e i tornei, allo scopo di renderli più gradevoli per chi vuole andare di fretta.

Ma provo ad argomentare anch’io utilizzando la stessa categoria di Neri: le serie televisive su Netflix. Che sono, appunto, serie, cioè durano numerose puntate e, addirittura, numerose stagioni. Racconteranno pure storie zeppe di colpi di scena e dal ritmo rapidissimo – però per mostrare la loro potenza hanno bisogno di tempi lunghi, trame e sottotrame in quantità, approfondimenti e nuovi punti di vista.

Prima di Netflix c’erano i film, che duravano generalmente un paio d’ore. Con Netflix le serie hanno dilagato, e durano… decine di ore. Senza andare lontani, sulla stessa piattaforma è disponibile «La regina degli scacchi», storia che per compiersi ha bisogno di 7 puntate.

Come una partita di scacchi, tipo. Che per compiere la propria meraviglia ha bisogno di (almeno) 8 ore.


(Divertimento in Caissa è una column, come usa nei giornali internazionali, dedicata agli scacchi – di cui Caissa è la musa immaginaria e ispiratrice. Sarà aperiodica, legata agli eventi principali dell’evoluzione del gioco soprattutto di alto livello ed elettronico. Ma parlerà anche di altro… del senso dell’intelligenza, magari. Se mi verrà in mente)

Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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