Biondi immobiliare

[Dopo la lettura del romanzo «Legittima vendetta», di Shawn A. Cosby, Rizzoli, 2023, pp. 362, €19]

La fauna umana che popola il romanzo Legittima vendetta è, come dire, terrificante. Perlopiù è composta da criminali, certificati da numerosi anni trascorsi in carcere. Poi ci sono i razzisti, gli omofobi, i drogati, i violenti. Poi i politici, ovviamente corrotti (dopo essere stati attentamente selezionati tra le categorie già menzionate) e i poliziotti, con cui ovviamente non parla nessuno perché tanto non risolvono un caso nemmeno a pagarli.

Tutta brava gente della Virginia, Stato esemplare degli Usa contemporanei secondo Shawn A. Cosby – autore di spicco del genere Southern Noir, vincitore di numerosi premi letterari (come testimonia la Wikipedia online, al link: https://it.wikipedia.org/wiki/S._A._Cosby).

Tutte persone che si sentono normali, e sentono di sopportare ogni giorno angherie e brutture. Fino a un certo punto, oltre il quale non reggono più e sono loro a infliggere di tutto. Fino a uccidere, o meglio ancora fare strage… che magari dà più soddisfazione.

I protagonisti del romanzo sono due padri. Uno nero di pelle, ex componente di una gang per conto della quale ha assassinato 9 persone. In carcere però è finito soltanto per il 10° omicidio, commesso a mani nude: ma era una questione personale, per vendicare un amico. L’altro padre è bianco, anche lui criminale ed ex carcerato sebbene per motivi più futili, legati all’uso e spaccio di droghe e armi.

I loro figli erano gay, condizione insopportabile per cui in modi e tempi diversi i padri li avevano entrambi cacciati di casa – anche se il figlio del bianco aveva ricevuto lo sfratto per iniziativa della madre. I due ragazzi si erano comunque sposati, e avevano una figlia. Ma qualcuno li ha ammazzati, sparando loro in faccia. Forse per cancellare un’infamia, un marchio.

Dopo due mesi di indagini, la polizia non ha ancora scoperto niente. Il che è ovvio, visto che nessuno parla con i poliziotti. Un altro tratto che caratterizza questa brava gente, infatti, è l’omertà. Così i due padri superano la diffidenza reciproca dovuta al razzismo e si mettono in società per indagare. Cioè, per vendicarsi come si deve, visto che la polizia è inadempiente.

Una svolta della trama è legata alla moglie del padre bianco, che ha divorziato da lui quando è entrato in carcere e si è risposata con un ricco avvocato. Costui ha intenzione di candidarsi a governatore dello Stato, ma prima deve liberarsi di un inghippo: l’amante. Una delle tante che ha, in effetti, ma questa in particolare è una trans. Amatissima, eh, l’unica persona con cui l’avvocato riesce a parlare davvero. Però, insomma, se gli elettori venissero a sapere del suo genere sessuale c’è il rischio che non diano il voto, con la mentalità ristretta che hanno… così, ehm, meglio ammazzare la trans.

L’appalto per l’omicidio è affidato a una banda di motociclisti, i quali non riceveranno denaro bensì favori futuri quando l’avvocato, diventato governatore, indurrà la polizia a guardare da un’altra parte mentre i motociclisti espanderanno il proprio business criminale.

I due ragazzi gay sono stati un danno collaterale, perché uno di loro era giornalista e stava tentando di intervistare la trans sui suoi rapporti con l’uomo politico importante. Eccetera.

Finirà con una strage, ovviamente. I cattivi moriranno, e anche qualche buono. Ma la visione distorta del mondo rimarrà la stessa. La volontà dei padri è vendicare (legittimamente, credono) i figli – poco importa che quei figli li avessero maltrattati anche loro in vita fino a cacciarli di casa a causa del loro orientamento sessuale. La volontà della trans è sopravvivere, nonostante il suo grande amore la voglia morta – e se non potrà averlo lei, allora tanto vale che muoia lui.

Dopodiché la vita continuerà. Praticamente identica a prima. Le bande di motociclisti (soprattutto quelle rimaste in attività) continueranno i loro business criminali; i politici rimarranno corrotti; i poliziotti non riusciranno mai nelle loro indagini perché la brava gente è diffidente e non parla con loro.

Per non parlar dei padri, che piangeranno i propri figli considerando ingiusto il dolore che hanno subito… e ignoreranno come ininfluente (o al massimo come danno collaterale) il dolore che hanno inflitto ad altri padri ammazzando i loro, di figli.

Il pessimismo regna sovrano, nella visione di Cosby. Bene e male sono indistinguibili, al massimo si può fare distinzione tra noi e loro – e noi siamo meglio per il solo fatto che non siamo loro, che sono pessimi. La cattiveria è istituzionalizzata. È un brutto mondo.

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Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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