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Mamma, perché quest’ anno allestiremo casa ad Halloween se nessun bambino potrà venire da noi per il dolcetto o scherzetto?” Questa è stata la domanda che i miei figli mi hanno posto con l’avvicinarsi della notte del 31 ottobre e viste le restrizioni che anche loro, come tanti altri bambini, stanno affrontando legate alla Pandemia da Covid-19. Chi ha figli potrà ben comprendere come le loro domande, veri e propri fulmini a “ciel sereno”, arrivino all’improvviso e siano implacabili nell’esigere una risposta che sia la più vera e logica possibile. La mia prima reazione è coincisa con un “tentativo di fuga” ricorrendo alla mitica risposta “ne riparleremo domani” ma, questo interrogativo, non mi ha dato tregua ripresentandosi nuovamente il giorno dopo al punto che, come un pugile messo all’angolo, ho deciso di farci i conti. Mi sono cosi messa alla ricerca, sui vari blog, di un “paio di guantoni” che mi fornissero la risposta perfetta ma ovviamente non ho trovato nulla.

All’improvviso mi sono accorta di una cosa: quella domanda non era arrivata solo affinché io dessi ai miei figli una carezza consolatoria o offrissi loro una frase moralmente corretta ma di circostanza, era arrivata soprattutto per me. Perché in questi ultimi anni abbiamo iniziato a festeggiare Halloween? Perché e per chi fare festa il 31 ottobre 2020? Spesso mi concentro a fare dei bei preparativi, e nel caso specifico concentro parte delle energie per allestire casa in modo mostruoso e infornare dolcetti spaventosi. Cosa ne rimarrà di questa festa il giorno dopo, quando le zucche non saranno più illuminate e i fantasmini penzolanti alle porte saranno riposti nelle loro scatole?  Cosa ce ne faremo delle mascherine perfettamente abbinate al travestimento pauroso e dei visi struccati dei nostri bambini? Solo malinconia per non aver festeggiato come sempre, per le strade della nostra città o per non aver potuto aprire la porta a dei piccoli vampirelli e zombie per offrirgli dolcetti oppure…sotto c’è molto altro?

Questa tipologia di domande scoperchiano il mio vaso di pandora facendomi sperimentare un’ impotenza perché mi mettono di fronte al mio limite: quello di non avere sempre la risposta pronta. Onestamente mi accorgo che, quando i miei figli mi pongono quesiti pungenti, la prima reazione che ho è quella di offrire delle risposte che, in realtà, sono solo il tentavo di non uscire da una zona di comfort ricorrendo ad una posizione genitoriale del tipo “io il mio dovere l’ho fatto, adesso andiamo operativamente avanti”. Tuttavia, soprattutto in questo periodo di emergenza sanitaria, mi accorgo che queste domande pongono una sfida più ampia: il fare un cammino educativo insieme dove il ruolo genitoriale non è quello di sostituirsi ai figli ma spronarli nell’andare avanti scoprendo, tutti insieme, la risposta alle domande che hanno provocato il loro cuore.

I preparativi per i festeggiamenti di Halloween mi hanno portato cosi in dono una consapevolezza: noi genitori non possiamo rispondere a tutto e questo limite racchiude una grande opportunità per imparare, innanzitutto dai bambini, questa loro curiosità nell’affrontare la vita. Mi è tornato cosi alla memoria che in Sicilia, dove sono nata, la festa di Ognissanti è una festa che ricorda come, quello dei santi e dei defunti, sia un culto molto prezioso per la nostra storia perché è il momento in cui si apre la speranza per l’eternità e di questa riscoperta sono grata alla domanda dei miei figli. Nella saggezza popolare, dunque, si è sempre ritenuto che dei morti non bisogna avere paura, dal momento che essi portano la vita ed è per questo che ha senso allestire una casa e preparare dei dolci perché sono manifestazioni di gratitudine verso chi ci ha lasciato ma, misteriosamente, è sempre con noi.

E voi, bambini e genitori, perché quest’anno festeggerete Halloween? Perché è per chi allestirete casa? E in ultimo cosa ne rimarrà dopo che la festa sarà finita? Buon Cammino!

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Autore

Fiorella Fronterrè

Moglie e mamma di 4 bambini, animatrice in RSA e diplomanda counsellor.

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