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Monsignor Guglielmo Carozzi, storico parroco di Seriate dal 1919 al 1970, oltre ad essere protagonista assoluto della comunità seriatese, svolse importanti incarichi in Diocesi. La sua energica azione pastorale in parrocchia è parecchio conosciuta; un po’ meno quella svolta a Bergamo. A questo proposito ci aiutano a comprendere meglio questo aspetto due recenti pubblicazioni di cui ora,in sintesi viene dato conto.

La prima ricerca è relativa ai suoi primi anni di sacerdozio: si tratta del saggio Vite intrecciate, Angelo Pedrinelli e Angelo Roncalli nel rinnovamento cattolico di inizio novecento, scritto da Alessandro Angelo Persico, pubblicato nella rivista Joannes, Annali della Fondazione Papa Giovanni XXIII n.10/2022.

Don Angelo Pedrinelli, all’inizio del secolo scorso era stato studente presso il Seminario per seguire i corsi di teologia e fu contemporaneamente alunno del Collegio Cerasoli. Angelo Roncalli, Achille Ballini e Guglielmo Carozzi lo avevano preceduto di un anno. Ritornato in diocesi fu mandato dal vescovo Radini Tedeschi in Belgio a Lovanio nell’università Cattolica di quella città. Quando ritornò in diocesi fu incaricato di insegnare in seminario. La ricerca ricostruisce quel tempo ma soprattutto evidenzia le tensioni che agitarono la vita del seminario. Don Pedrinnelli, accusato di atteggiamenti vicini alle teorie del modernismo, venne esonerato dall’insegnamento e mandato  a Ciserano e poi a Carvico dove morì nel 1960.

In questa complessa, intricata, contrastata vicenda trova un suo posto don Guglielmo Carozzi.

In particolare, si viene a conoscere una lettera del 2 aprile 1907) in cui don Angelo Roncalli, scrivendo a don Pedrinelli affermava: “Dopo la laurea extra tempus Carozzi venne scelto per il posto di economo o meglio di grande factotum del Rettore” incarico svolto fino alla sua nomina come parroco di Seriate nel 1919. Per la precisione, occorre aggiungere che don Carozzi era rientrato in diocesi da Roma proprio all’inizio del 1907. E’ un breve accenno che ci aiuta a cogliere i tratti della personalità di don Carozzi e, soprattutto, la familiarità, l’amicizia, la conoscenza approfondita e reciproca che legavano il futuro pontefice al futuro parroco di Seriate che – è opportuno precisare – non  venne mai coinvolto direttamente nelle tensioni teologiche pastorali di quel decennio del secolo scorso.

Come si può intuire il saggio ricostruisce con lucidità il complesso mosaico delle vicende con protagonista, il giovane don Pedrinelli, ma con ampi rimandi a molti personaggi della nostra diocesi e del vaticano. Al centro,in particolare, vengono presentate le diverse posizioni teologiche, ecclesiali e culturali che si fronteggiarono,anche in modo aspro, all’interno della chiesa negli anni del pontificato di Pio X.

Una seconda ricerca è il libro Piccoli Ior. Le Casse diocesane da Porta Pia alla seconda guerra mondiale, scritto da Riccardo Semeraro, docente presso l’Università Cattolica di Brescia, edito da “Il Mulino” di Bologna.

Le Casse diocesane – dette anche Promotorie o Casse ecclesiastiche – erano organismi che, nati dopo l’unificazione della Stato Italiano e, a seguito delle riforme emanate dai governi di quegli anni volte ad incamerare con le famose leggi cosiddette eversive l’incameramento dei patrimoni ecclesiastici, venivano costituiti per la custodia e per l’amministrazione di capitali destinati ad opere di cristiana pietà e religione. L’intendimento era quello di operare in una logica di un’efficace gestione finanziaria capace di garantire margini di redditività utili al perseguimento dei fini stabiliti dai legati e per incrementare il patrimonio. Queste casse si proponevano come veri e propri investitori istituzionali in grado di offrire un accesso ai capitali di numerosi privati.

Al fine di sovraintendere la vita di questi organismi, la Chiesa nel 1887 emanò una prima serie di regolamenti poi meglio precisati in un analogo atto nel 1904. Lo studio di Semeraro, nella prima parte del saggio, con una sintesi lucida e completa, illustra questi momenti fondativi affidati dal Papa ad una commissione cardinalizia. Tra i diversi articolati del regolamento veniva imposto alle strutture locali di inviare annualmente una relazione sullo stato della cassa stessa. Tra le pagine del libro spicca un’ampia riflessione sulla Cassa diocesana orobica che occupa una parte rilevante del saggio: novanta pagine sulle 273 totali con annesse 17 tabelle. In questi prospetti si elencano in modo dettagliato i valori (obbligazioni ed azioni) in cui erano investiti i capitali delle opere pie. Ma ce ne sono altri con le indicazioni della situazione generale dei conti in diversi periodi (1918 e 1928). L’indagine ci aggiorna fino alle vicende del 1939.

Protagonisti e primi responsabili di quelle operazioni furono i vescovi mons. Giacomo Radini Tedeschi, mons. Luigi Maria Marelli e mons. Adriano Bernareggi.

Non mancano nel testo, riferimenti ai principali collaboratori dei vescovi; tra loro, c’erano, soprattutto, i membri delle diverse organizzazioni che si interessavano di questi movimenti. Erano in gran parte sacerdoti ma c’erano anche laici particolarmente competenti della finanza sia locale che nazionale. Il testo ci informa della attiva presenza di don Guglielmo Carozzi: “Il delegato vescovile  mons. Gugliemo Carozzi, non ancora nominato, di fatto partecipa alle adunanze della Commissione  (della cassa diocesana)dal mese di maggio del 1931“. In quell’anno il vescovo mons. Luigi Maria Marelli, infatti l’aveva nominato delegato vescovile ad omnia. In un documento del 1932 era indicato come sindaco della Finanziaria Immobiliare Diocesana; nel 1930 risultava membro del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Economico Diocesano in qualità di consigliere con la piena fiducia del Vescovo Marelli come risulta da una missiva inviata dallo stesso ordinario diocesano agli organismi di sorveglianza del Vaticano. Nello stesso documento appare anche come presidente della Società del Clero. Nel 1933 il nostro parroco si fece portavoce presso la curia vaticana di una istanza finalizzata a risolvere una questione delicata relativa alla corresponsione  di un assegno annuo al vescovo ausiliare mons. Adriano Bernareggi. Ancora nel 1936 una delicata relazione sulla attività complessiva della cassa redatta dal vescovo Bernareggi, inviata alla Congregazione del Concilio di Roma, veniva sottoscritta anche da monsignor Gugliemo Carozzi.

Concludendo, non si può non rilevare come il testo di Semeraro costituisca una fonte rilevante di informazioni di prima mano circa le vicende economiche e finanziarie della nostra diocesi. Il lettore particolarmente attento a queste tematiche troverà informazione preziose. Certamente monsignor Guglielmo Carozzi, come ben si evince dalle note qui riprese seppur per sommi capi, rivestì un ruolo particolarmente decisivo e di primo piano.

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Autore

Mario Fiorendi

Studioso di storia locale in particolare del movimento cattolico bergamasco tra fino 800 e inizio 900. Tra le sue pubblicazioni: - "Vincenzo Bombardieri. Una storia civile"; "100 anni fa. Una storia ancora viva. Lo sciopero di Ranica"; un contributo al volume "Alle radici del movimento sociale cattolico a bergamasco".

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