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Si è concluso da poche ore, a Portimao in Portogallo, il campionato mondiale della MotoGp. Uno dei tornei più folli degli ultimi anni, in cui è successo tutto e il contrario di tutto.

Per raccontarlo la prendo alla lontana, da quello che avrebbe dovuto essere. Così si capirà meglio cos’è stato effettivamente.

Il calendario

Dovevano essere 26 gare (come mostra il sito web de la Gazzetta dello Sport, al link: https://www.gazzetta.it/motori/motogp/calendario-risultati/?refresh_ce). Ma il 2020 è stato l’anno della pandemia da Covid 19 così se ne sono corse soltanto 14. Avrebbero potuto essere 15, ma quello d’apertura, in Qatar l’8 marzo, non si è corso a causa della confusione normativa su come difendersi dal virus (le altre 2 classi del Motomondiale, la Moto3 e la Moto2, si sono invece disputate).

Così si è cominciato soltanto a estate inoltrata, il 19 luglio in Spagna, a Jerez de la Frontera. Tutti gli altri Gp si sono poi corsi in Europa, tra cui 7 in Spagna su 4 circuiti diversi e 2 in Italia a Misano.

Il favorito

Nelle previsioni di tutti il campionato avrebbe dovuto essere il monologo di un centauro solo, Marc Marquez, e della sua moto Honda così evidentemente superiore a tutte. Il motivo è che così era andata nelle stagioni precedenti, a partire dal 2012 quando Marquez era arrivato in MotoGp: su 7 campionati ne aveva vinti 6.

Inoltre il 2019 era stato quasi deprimente (anche per gli spettatori) perché su 19 corse Marquez ne aveva vinte 12 ed era arrivato 2° in altre 6 (soltanto in 1 era caduto, lasciando qualcosa agli avversari – come mostra anche la pagina a lui dedicata dalla Wikipedia, al link: https://it.wikipedia.org/wiki/Marc_Márquez).

Ma nel 2020, alla 2ª corsa di Jerez, Marquez è caduto in maniera grave rompendosi un braccio, e rompendoselo di nuovo al tentativo quasi immediato di rientro. La conseguenza è stata una specie di «liberi tutti», nel senso che in molti piloti si sono trovati nella condizione di poter approfittare della sua mancanza per finalmente vincere.

E forse la situazione continuerà anche nel 2021, viste le difficoltà a guarire che Marquez sta sperimentando.

Bagarre

Il più libero di tutti è sembrato essere Fabio Quartararo, il quale ha cominciato vincendo il 1° Gp quando in gara c’era anche Marquez e fino a settembre è sembrato essere l’erede designato, con 12 podi raccolti tra gare e pole position nelle prime 10 corse, tra cui 3 vittorie e 4 pole position. Ma poi è scomparso dalle posizioni dell’alta classifica.

A un certo punto il candidato designato al titolo pareva essere Andrea Dovizioso, che nei 3 anni precedenti era stato il vicecampione del mondo. Ma anche lui dopo aver vinto il 16 agosto in Austria poi è quasi scomparso. E non lo ha aiutato la decisione della Ducati di licenziarlo a fine stagione insieme al suo compagno nel team ufficiale Danilo Petrucci.

Vincitori di Gran Premi

A vincere Gran Premi nel corso della stagione sono stati 9 piloti: Quartararo e Franco Morbidelli 3 volte, Miguel Oliveira 2, Maverick Viñales, Brad Binder, Alex Rins, Dovizioso e Petrucci 1. Ne mancava 1, Johan Mir, che fino all’8 novembre aveva raggranellato punti quasi in ogni gara senza mai primeggiare davvero. Ma quel giorno a Valencia finalmente vinse anche lui. Diventando di botto il principale candidato al titolo mondiale. Che infatti, ma non era scontato perché alla fine mancavano ancora due gare pazze, ha vinto.

Di fatto, su 26 piloti iscritti al campionato, 23 hanno ottenuto punti, 18 hanno ottenuto podi, in gara o pole, 12 hanno vinto almeno 1 gara o 1 pole position. Un equilibrio straordinario.

Mir ha vinto la classifica finale con 171 punti, ovvero una media di 12,2 punti a gara: come se fosse arrivato sempre 5°. Per fare un confronto, la media punti di Marquez nel 2019 fu 22,1, come se fosse sempre arrivato più di 2°.

Classifica costruttori

La cosa più pazza è stata però la classifica costruttori. Su 6 marche partecipanti, soltanto l’Aprilia non è mai arrivata sul podio tra gare e pole. La Honda, che sembrava la moto dominante, ci è arrivata 8 volte con 4 piloti. La Ktm 11 volte con 3 piloti. La Yamaha 35 volte con 4 piloti, Il campione del mondo individuale, però, cavalcava una Suzuki, che ha ottenuto 13 podi con 2 piloti. Il titolo costruttori lo ha conquistato la Ducati, con 17 podi conquistati da 5 piloti.

Nel corso dell’anno sia i piloti Ducati sia quelli Yamaha non hanno mancato di lamentarsi coi loro ingegneri perché in vari modi non riuscivano a venire a capo dei limiti delle moto. A quelli Yamaha mancava il motore, a quelli Ducati la percorrenza in curva, Nessuno capiva bene come sfruttare le gomme. Occasionalmente tutti loro, sia piloti sia ingegneri, riuscivano a risolvere i problemi, e allora vincevano. Ma già la corsa dopo erano lontani dalle posizioni importanti.

Quelli Suzuki, intanto, nel silenzio del loro progetto «antico» (motore con cilindri in linea come pare non si possa fare più, forcellone in alluminio, aerodinamica quasi ignorata) raccoglievano quello che potevano, e che alla fine è bastato.

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Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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