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Come non ricordare la preziosa collezione Castelli a Gorgonzola, ben ordinata nello spazioso salone sottostante alla Biblioteca comunale? La visitai, l’ultima volta, alcuni anni fa, quando con la locale Pro Loco presentammo il bel volume “Bergamini Vacche e Stracchini”. Si tratta di una raccolta certosina e autentica di oggetti e strumenti connessi all’attività zoo-casearia e agricola di un tempo poi nemmeno troppo lontano, che ha fatto del paese disposto sulla cintura a Est di Milano uno dei centri rivelatori di una stagione casearia di prim’ordine, tanto che nel passato ha persino combinato il nome proprio con uno dei prodotti per eccellenza della tradizione bergamina, il gorgonzola per l’appunto, il formaggio erborinato, evoluzione dello Strachitunt, che oggi ha trovato casa altrove, ma che qui può vantare almeno un segmento non secondario delle sue origini.

Il merito di Pepino Castelli, un appassionato cultore di storie patrie espressione del contesto caseario locale, è stato quello di aver saputo conservare la memoria di un’antica tradizione zoo-casearia attraverso la raccolta di oggetti e documenti di prima mano, a futura testimonianza di generazioni di allevatori, casari, stagionatori, produttori e commercianti di formaggi, che hanno fatto della Lombardia uno dei principali centri dell’industria lattiero-casearia nazionale. Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di un mondo finito, sconfitto dalla modernità e da un’industria ormai deterritorializzata, ma ciò non basta per tacere il fatto che la nostra regione continua a costituire oggi una vera riserva di diffuse realtà imprenditoriali, anche di piccole e medie dimensioni, grazie alle quali i territori continuano a proporsi al centro di un’offerta ricca, articolata e distribuita in un’infinità di allevamenti e caseifici aziendali dove la civiltà della vacca, del latte e del formaggio non ha mai cessato di rappresentare una vera eccellenza anche in quanto a prodotti, sapori e biodiversità.

La collezione Castelli di Gorgonzola rappresenta per le nuove generazioni di allevatori e casari, ma non solo, un fondamentale tassello della loro storia sociale ed economica, in grado di stimolare ancora diversi livelli di conoscenza, come pure di suscitare emozioni per sostenere e ravvivare nuovi processi di consapevolezza e altro valore aggiunto. C’è chi, in diverse parti del mondo, s’inventa pezzi di storia che non ha, pur di sostenere e documentare il confronto con il futuro connesso a presunte origini di antica data, mentre noi, che di storia abbondiamo, spesso la trascuriamo e la sottovalutiamo.

Comprendiamo le preoccupazioni di Pepino Castelli circa il futuro della sua collezione, da lui ideata e allestita in prima persona con amorevole cura e competenza nel corso di alcuni decenni, soprattutto in vista di una diversa collocazione; ma vogliamo essere altresì fiduciosi che le istituzioni locali ed economiche del territorio sappiano far tesoro di tanta ricerca, ponendo sotto tutela la collezione e continuando a renderla fruibile alle nuove generazioni. Per amore della propria terra e del Comune che cela, dietro al nome proprio, l’origine di una grande storia bergamina. Non è poco!

La visita odierna di Giuseppe e Massimo, due cari amici con i quali ho avuto il piacere di costruire nei decenni scorsi progetti di ricerca e di valorizzazione delle nostre comuni origini, è stato lo spunto non solo per riflettere sul senso e il futuro della collezione Castelli di Gorgonzola, ma anche in vista di mettere a fuoco nuovi percorsi di conoscenza e iniziative di promozione della storia bergamina di ieri e di oggi…

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Autore

Antonio Carminati

Direttore del Centro Studi Valle Imagna

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