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C’è voluto il Cardinal Re in visita a Sorisole l’8 aprile 2018 a smuovere la Curia di Bergamo e finalmente aprire, con il crisma dell’ufficialità, il processo di beatificazione del preòst sant don Antonio Rubbi. Infatti, ieri, il vescovo di Bergamo Francesco Beschi, ha dato il via alle procedure di rito (d’accordo anche la Congregazione delle Cause dei Santi) per elevare agli onori degli altari questa straordinaria figura del ‘700 bergamasco. Il postulatore con il mandato legittimo, approvato dall’autorità ecclesiastica, designato a condurre e a seguire lo svolgimento della causa di beatificazione è padre Carlo Calloni dei Frati minori Cappuccini. Sarà lui, aiutato dal vice postulatore Luigi Roffia (direttore del Centro Studi don Antonio Rubbi a Sorisole) a raccogliere prove, testimonianze e la documentazione necessaria per finalizzare il processo basato sul diritto canonico come stabilito da Giovanni Paolo II. A far parte della commissione storica che affiancherà il postulatore c’è anche lo studioso Roberto Belotti autore, con Ivonne Sensi, del volume di 770 pagine, intitolato “Nelle grazie di Dio”, nel quale si racconta vita e miracoli del prevosto di Sorisole. Ovviamente il parroco di Sorisole don Stefano Ravasio ha espresso un’autentica gioia per questo passo ufficiale che riguarda la chiesa di Sorisole dove è sepolto don Rubbi. “La devozione a don Rubbi si è trasmessa di generazione in generazione e grande era l’attesa per questo momento – ha detto don Stefano nell’intervista raccolta dalla giornalista Monica Gherardi e pubblicata sull’Eco di Bergamo -. Quanto accade valorizza l’appartenenza di ciascuno alla vita parrocchiale e comunitaria e ci rimanda alla figura del prete, ma non con la nostalgia del passato. Rinnovare l’incontro con la figura di don Antonio alimenta la nostra capacità di lettura del ministero sacerdotale oggi e la relazione con la comunità. La valorizzazione nel nostro tempo di questo nostro prete nutra la ripresa delle vocazioni sacerdotali, il cammino di santità degli attuali presbiteri e la vita cristiana delle comunità“.



Per il vescovo Beschi, don Rubbi “rappresenta anche per noi oggi un segno di speranza“. Non sono emersi sulla stampa locale i dettagli relativi ai costi necessari per portare avanti la causa di beatificazione. Risorse che si dovranno versare alla Congregazione delle Cause dei Santi voluta da Sisto V nel 1588. Nel 2005 il cardinale Josè Saraiva Martins, allora prefetto della “fabbrica dei santi”, nel libro intervista “Come si fa un santo” spiegò che i costi della canonizzazione, tra spese vive della Congregazione, rimborsi agli studiosi, ricerche, volumi e tipografia, arrivano in media a una soglia massima di 14.000 euro. Qualcuno, carte alla mano, sospetta che la cifra sia molto più elevata. Vedremo se nel caso di don Rubbi ci sarà assoluta trasparenza su questo particolare. La strada ufficiale della santità non è facile. Si inizia con la domanda di beatificazione del candidato santo che ovviamente deve essere già passato a miglior vita. Si nomina poi un postulatore per perorare la causa. A questo punto si apre la prima parte del processo detta diocesana che non può prendere il via senza il nulla osta del vescovo competente. A processo iniziato il candidato santo assurge a “servo di Dio” e la sua vita viene passata al setaccio dal postulatore. La seconda fase del processo si sposta negli uffici della Congregazione dove il postulatore deposita la sua “positio” ovvero la relazione finale sul candidato che verrà analizzata dal promotore di giustizia ossia il magistrato della Congregazione che darà (o non darà) l’avallo alle virtù del candidato. Serve un miracolo? La procedura standard lo prevede. Generalmente si tratta di una guarigione di un malato ritenuta scientificamente inspiegabile. Alla fine è un congresso teologico, formato da nove esperti, a sancire se il servo di Dio può diventare beato, anche se la proclamazione finale spetta esclusivamente al pontefice. Come si diceva prima anche i bonifici hanno la loro parte.


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