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Era un semplice muro di sassi lungo una trentina di metri a lato della vecchia strada comunale tra Albino e Nembro (località Piazzo) da alcuni anni interdetta anche al transito pedonale. Remo Ponti, con infinita pazienza ed estro creativo, l’ha trasformato in un incanto artistico.

Quasi seicento mini bassorilievi

Tutti quei sassi (per ora ne ha lavorati quasi 600) sono diventati bassorilievi dalle molteplici tematiche: la maternità, la vita, l’uomo e la donna, la natura. Altre sculture sono decisamente più ermetiche, criptiche, bisognose di una narrazione alla quale Remo non si sottrae mai, con il sorriso sulle labbra e in piena umiltà. Ogni giorno, quando il tempo lo permette, Remo Ponti, 78 anni (un passato da operaio metalmeccanico), affila le punte metalliche e, seduto allo sgabello, modella la roccia alla luce delle sue fantasie. Non fa bozzetti su carta (dice di non saper disegnare), ma una volta scelta una pietra lascia che la mano liberi, con colpi sapienti di martello, l’immagine che era imprigionata. E’ come se svelasse ciò che per anni è stato nascosto.

Remo Ponti, uno scultore universale

Quella di scolpire le cose – spiega Remo – è una passione che mi porto dietro da anni. Lavoro legno, incido le bronzine dei motori, cesello i noccioli della frutta o qualche radice di albero, rifinisco lastre in plexiglass, e adesso queste pietre”. Il muro che costeggia la strada incanta lo sguardo e induce ad una sosta per ammirare un lavoro cominciato nel settembre del 2013 e mai interrotto. Il passaparola attorno al “mür del Remo” ha varcato i confini locali e non raro vedere gente anche da fuori provincia che viene di proposito ad ammirare quelle pietre che parlano al cuore trasformando un luogo anonimo in una festa per gli occhi. “Molte volte capita di guardare senza osservare – spiega Remo – Quel muro vicino a casa mia lo vedevo tutti i giorni come un qualcosa di consueto. Poi, soffermandomi meglio, ha capito che poteva diventare qualcosa di diverso, una sorta di diario dove scolpire ciò che sentivo nell’animo”.

Un’attrazione turistica per il paese

Un animo fotografo, Ferruccio Carrara, s’è preso la briga, di fotografare e numerare ognuno di quei sassi artistici. Di pietre da scolpire, su quel muro, ce ne sono ancora a centinaia e Remo, senza nessun affanno e committenza, procede di giorno in giorno completando tassello per tassello.Qualcuno ha già suggerito – scrive Sergio Moioli sul bollettini curato dal gruppo Sei di Albino se… – di farne un’attrazione turistica sulla falsariga di altre località non molto lontane da noi. Pensiamo al bosco degli Gnomi, scolpiti nei tronchi a Zone nel Bresciano oppure il Parco del Gigante con la grande scultura di Giosuè Meli nella roccia della collina di Luzzana”. Sono solo due esempi di luoghi diventati mete di turisti e scolaresche. “E Piazzo di Albino, – continua Moioli –  oltre ad essere una zona di interesse naturalistico, potrebbe diventare un luogo di interesse artistico il quale, abbinato al nome del Moroni e altre nostre bellezze, potrebbe richiamare l’attenzione di tanta gente”.

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