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Bergamo riparte dalla fratellanza. È questo il messaggio che è stato lanciato nella due giorni in cui è stato ospite del nostro territorio Aeham Ahmad, il pianista siriano invitato da una rete di realtà che ha coinvolto la Fondazione Istituti Educativi insieme al Festival Fare la Pace, l’Associazione Il Porto, Confcooperative, Happening delle Cooperative, Csa Coesi, il Comune di Mozzo, la Fondazione Chizzolini, Piano City for Peace e l’assessorato alla cultura del Comune di Bergamo. Tutto sold out sia al concerto del venerdì sera al Lazzaretto sia alla presentazione del libro presso la Porta del parco di Mozzo il sabato mattina.

Aeham ha parlato della guerra in Siria, della rotta balcanica, del fratello di cui non ha notizie da 7 anni, dell’amico morto cercando di attraversare il confine tra l’Ungheria e l’Austria e di tante altre esperienze tristi, ma anche e sopratutto della fortuna di essere vivi, di essere in salute dopo questo periodo assurdo, della gioia della musica, dell’arte, dell’umanità e della bellezza di questo Paese, l’Italia.  Aeham è un ragazzo speciale, semplice, con una grande luce negli occhi, quella di chi nonostante tutto non ha mai perso la speranza e la voglia di raccontarla accompagnandola con la sua voce e l’originalità della sua musica.

Tra il 2013 e il 2015, durante la guerra civile siriana, trasportava il suo pianoforte su un rimorchio pick-up e si esibiva in strade e luoghi pubblici. I video di queste sue esibizioni sono stati condivisi e ripresi sui social media, diventando virali a livello internazionale. Dopo che il campo profughi è stato occupato dai combattenti dello Stato islamico, durante un controllo essi hanno distrutto il suo piano e l’amico che ha scattato la foto che lo ha reso famoso è stato ucciso.

Dopo tutto questo ha deciso di lasciare la Siria. È fuggito da Jarmuk e si è rifugiato in Germania attraverso l’isola di Lesbo e seguendo la rotta dei Balcani, arrivando in terra tedesca nel settembre 2015, dove inizialmente ha vissuto in un centro d’accoglienza dell’Assia a Kirchheim. Nello stesso anno ha ricevuto il Premio internazionale Beethoven per i diritti umani, la pace, la libertà.

Aeham è arrivato in Bergamasca, dove la crisi che ci ha colpito ha evidenziato una volta di più come tutto sia collegato: gli esseri umani, la Terra, la salute, il lavoro, e solo un approccio alla realtà che metta al centro il bene comune e il prendersi cura gli uni degli altri può rappresentare una visione del mondo sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale.

Fratellanza è la parola scelta per questa due giorni, il valore da cui ripartire, l’idea che ci interroga di più come essere umani e che ha meno a che vedere col potere. Un ragazzo scappato dalla guerra che gira il mondo con uno zainetto e un enorme sorriso fatto di speranza e malinconia ci ha ricordato quanto sia importante ripartire nel mondo giusto.

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