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La norma è la regola cui ci si deve conformare nelle varie circostanze esistenziali. E’ ciò che ci permette talora di sopravvivere, che induce a porci accanto all’affinità, alla somiglianza, all’archetipo sociale. Questa adesione continuata a schemi di vita crea l’abitudine, efficace nel comportamento più svariato, perché ti astiene dal ricreare ogni volta il modello dell’agire, risparmiando tempo e talvolta denaro. Il pericolo è di creare modelli fissi, che però inaridiscono e rendono sterile lo stesso pensiero filosofico. Lo stesso quando noi invochiamo la natura, rifacendoci al comun dire: questa è la natura delle cose, intendendo il mondo umano, animale e dell’universo fisico. Allo stesso tempo ancora siamo tentati a omologare gli uomini, ma ogni identità è variabile. Su questa fune di confine tra normale e diverso noi come acrobati camminiamo. E’ la condizione umana. Ungaretti insegna. E allora deduciamo alcune osservazioni: c’è la tendenza a ridurre i nostri giudizi e azioni all’omologazione, cioè a limitare la nostra peculiarità e individualità, sottomessi quasi alla “legge delle tre N: è normale; se è normale vuol dire che è naturale; e allora è necessario”. (M. Bonazzi).


In tal modo noi veniamo a irretire, limitare ogni persona, perché ogni personalità è un universo di progetti, di doti, di qualità, di speranze, di cadute e risorgimenti. Non ci sono due fiori uguali su tutta la terra e in tutto l’universo due stelle o pianeti o galassie uguali. E allora? Questo è il punto. Pur sapendo che nella natura umana c’è ridondanza e che nulla è fisso e che il comportamento umano è liquido e mutevole, tuttavia è sempre un comportamento umano, intreccio cioè di passioni, ragione e spiritualità, discriminante assoluta rispetto alla natura animale, alla quale spesso si fa rimando quasi a giustificare le anomalie o devianze ad es. sessuali, perché ”se non esiste una normalità, non esiste neppure una assoluta alterità” (A. Favole).  Se dunque la linea di confine si fa stretta tra normalità e diversità, nessuna radicalizzazione è ammessa, urge quindi rispetto reciproco, non solo tolleranza, ma oltre, quasi pietas, benevolenza per gli altri modelli, perché la civiltà e progresso o passano di qua o non passano!


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Autore

Giovanni Battista Paninforni

Bergamasco, classe 1941. Fondatore e Presidente di Noesis, libera associazione per lo studio e la divulgazione delle culture filosofiche.

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