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Sintesi sotto forma di intervista di una lezione di Andrea Bottani (docente dell’Università degli Studi di Bergamo) dal titolo “Struttura del tempo e natura della libertà“, del 27 aprile 2021 nell’ambito della programmazione di Noesis).

Ci sentiamo liberi perché abbiamo la possibilità di scegliere. Come succede quando uno si iscrive all’università: si interroga, si informa, si consulta, soppesa e quindi decide.  Ho la percezione di non essere libero quando non posso fare diversamente. Eppure sempre più filosofi oggi come in passato mettono in dubbio la libertà. Parlano di determinismo.
Hume ad esempio fa notare che l’azione determinata da motivazioni non è più libera. Noi diciamo che l’azione deve essere pensata cioè motivata. Hume afferma che la motivazione mi obbliga, non mi lascia libero, mi spinge su una determinata strada.

Si dice che il passato è incancellabile, immodificabile; altro è il futuro.
Per Leibniz è lo stesso. La sua visione del tempo è prospettica. Come un oggetto appare davanti o dietro secondo il punto di vista, per cui il libro si può trovare prima o dopo rispetto alla penna o al leggio, così possiamo considerare il passato, il presente, il futuro, a blocchi. Diciamo “ora” secondo dove ci collochiamo, come diciamo “qui” in ogni caso, sia che ci troviamo in casa, in garage o a scuola. Il presente dipende dove uno si colloca. Se ritengo il passato immodificabile anche nel futuro trovo le mie azioni già bell’e determinate. Si può pure pensare al tempo secondo uno scorrimento, vero, non illusorio come gli alberi che corrono davanti al finestrino del treno. L’evento arriva, passa e scivola nel passato, come in una catena. Gli stati presenti determinano quelli successivi, quelli stati precedenti preparano la fase attuale. Il futuro come il passato è determinato.

La libertà sembra collegata alla struttura della realtà: ci sono realtà che non si possono modificare nemmeno in futuro.
Aristotele distingue un futuro necessario e uno contingente. Necessario è quello matematico, 2 più 2 fa 4, vero oggi come domani. Invece asserire che il prossimo presidente della Repubblica sarà alto un metro e settantacinque è un futuro contingente. Può essere vero o falso.

Ma ha senso parlare di vero o falso visto che il futuro non c’è?  Come potrebbe essere vera una cosa che non c’è?
Qualcuno potrebbe dire: aspettiamo, tra un anno sapremo se l’affermazione è vera o falsa. Il futuro è aperto. Altri obbietterebbero: nient’affatto, già da ora l’affermazione è vera o no, soltanto si manifesterà tra un anno quando risulterà se il presidente eletto è alto 1 metro e settantacinque.

Nel Medioevo si discusse di libero arbitrio, se fosse compatibile con l’onniscienza di Dio.
Si diceva: Dio sa già da ora come io agirò, sa che sceglierò A e le altre possibilità mi saranno precluse. La prescienza di Dio chiude il mio futuro e la mia libertà. Qualcuno sosteneva un’onniscienza limitata di Dio, per un determinato momento, così il futuro restava aperto. Altri sostenevano un’onniscienza forte per cui Dio ha presente tutto in ogni istante e quindi sa già come agirò. In tal modo io non potrò mai agire in modo da rendere la credenza di Dio falsa e il libero arbitrio salta.

Il problema della libertà si acuì con la dottrina della predestinazione di S. Agostino: gli uomini sono redenti o dannati nella mente di Dio. Ciò rende inutile il nostro operare.
Boezio tentò di conciliare la libertà con la onniscienza divina. Dio trascende la dimensione temporale, conosce non nel tempo ma fuori del tempo. Come ci sono enunciati fuori del tempo, validi sempre, quelli matematici ad esempio, così per Dio. Lui conosce fuori del tempo, non c’è un prima e un dopo, vede da sempre la mia scelta. In realtà era una conciliazione mancata. Ciò che è vero deve valere nel tempo e fuori del tempo. Per me che sono nel tempo, l’azione mi appare ancora come possibilità, ciò che invece non è.

Non ci fu un’uniformità di vedute tra filosofi e teologi. Alcune comunque risultarono originali.
Secondo Occam Dio sapeva già un anno fa che io, Andrea Bottani, questa sera avrei tenuto la conferenza anche se era nella mia possibilità che non tenessi la conferenza. Dio sapeva. Non è stata la conoscenza di Dio a far sì che io tenessi la conferenza. E’ stata la decisione di Andrea Bottani che la conferenza si tenesse questa sera. Quel che Dio credeva in passato non è storicamente necessario, non causa la mia azione. La causa è nelle mie mani. Dio si sintonizza sulla mia scelta libera. La credenza di Dio è una presa d’atto. Se il mio atto fosse stato diverso, Dio non avrebbe creduto che io avrei tenuto la conferenza. Secondo l’onniscienza di Dio il futuro è chiuso; è aperto secondo la libertà umana.

Come si vede le questioni morali si intrecciano a quelle metafisiche, libertà e responsabilità, fede e morale, tempo ed eternità.  
E’ così.

A cura di Mauro Malighetti


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