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Madre Teresa di Calcutta diceva: “E’ Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano; E’ Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza. E’ Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri“. Quest’anno, più che mai prima d’ora, siamo provocati dall’emergenza legata al Covid19 a vivere il Natale in modo diverso da quello al quale eravamo abituati.

Sui mass-media è già da lungo tempo che la domanda “cosa potremmo fare a Natale?” viene posta in modo continuativo approdando però, quasi sempre, a prospettive claustrofobiche o, nel migliore dei casi, a posizione nostalgiche cercando di cogliere, stoicamente, il positivo che si potrà vivere. Entrambi i punti di arrivo di questa “indagine sociologica” hanno però un fattore in comune: un punto di partenza che ignora che possa esistere un’altra prospettiva e, quindi, un’altra destinazione.

Un esempio di questo diverso punto di partenza è rappresentato dal Volantone di Natale che, anche quest’anno, il Movimento di Comunione e Liberazione ha realizzato e che raffigura il quadro “Sera d’inverno” di Jean-François Millet.

Domandiamo così a Michele Campiotti, tra i responsabili della Fraternità di Comunione e Liberazione, di aiutarci ad andare fino in fondo a questa scelta:

  • Solitamente per celebrare il Natale si ricorre ad immagini legate alla natività; come mai è stato scelto questo quadro?
    E’ stato scelto questo quadro perché è un immagine di vita quotidiana, come potrebbe essere quella di ciascuno di noi, la vita di ogni giorno. Ma in questa vita c’è una luce che dentro quella semplicità genera speranza e gratitudine. Il Natale in fondo è proprio questo: un avvenimento che genera luce, speranza e gratitudine nella semplice quotidianità della vita umana.
  • La Nascita di Gesù è avvenuta in un contesto storico che presentava criticità sociali e restrizioni, si pensi anche solo al tema dei diritti della persona, di gran lunga superiori a quelle attuali: cosa può aiutarci a vivere il Santo Natale con la semplicità dei pastori andati alla grotta?
    E’ proprio il contesto storico che ci viene dato ciò che ci può aiutare. Solo vivendo a fondo la circostanza che abbiamo tra le mani, lasciandoci “ferire” da essa possiamo, anche duemila anni dopo, acquisire la povertà umana necessaria a riconoscere Gesù Bambino. L’essenza di quel fatto si ripete per noi oggi in modo identico nella scoperta che dentro ciò che viviamo abita Qualcosa più grande di noi.
  • Ti chiedo infine di spiegarci il perché di quella frase di Giussani, perché la presenza di Cristo implica la nostra carne ed il nostro battito del cuore?
    Questa è la cosa che fin da piccolo mi ha sempre “preso” con maggior forza del cristianesimo. Accorgermi che nella commozione per Gesù, nella disponibilità a lasciarLo entrare nella nostra vita e nelle nostre cose, come per i primi apostoli, anche per me, la mia vita esplodeva. Vedevo fin da giovane l’amore per la donna diventare più grande, il mio studio riuscire, il mio lavoro o il mio matrimonio diventare più fruttuosi, come oggi la mia non più giovane età essere commovente per la profondità con cui partecipa delle cose. La frase descrive alla perfezione la promessa portata da Gesù nella vita dell’uomo: il centuplo quaggiù e l’eternità. Come esperienza umana l’eternità viene anticipata dalla vertiginosa profondità con cui Cristo rende possibile vivere già su questa terra, ora.

Nella ricchezza di queste risposte si percepisce che è proprio quando si crede di sapere qualcosa (come ad esempio sul Natale) che occorre guardare da un’altra prospettiva. Un esercizio che può rivelarsi come una straordinaria opportunità per scoprire davvero qualcosa di nuovo anche se, all’inizio, può sembrare incomprensibile in base alle categorie del “già saputo” che albergano in noi.

Per provare ad approfondire questo cambio di paradigma Michele Campiotti ci ha indicato anche l’opportunità di un incontro in streaming che si svolgerà domenica 20 dicembre alle ore 21 alla presenza di Sua Eccellenza il Vescovo di Bergamo e Don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e liberazione. Il titolo dell’incontro (scarica il volantino), promosso da CL Bergamo e dall’associazione Bergamo Incontra, è la frase di papa Francesco “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”; una frase che scuote e invita ad un lavoro affascinante per poter rispondere alle domande più vive che nascono dalla situazione drammatica in cui viviamo.  L’incontro propone un dialogo con due uomini che prendono sul serio le sfide della vita, affrontando tutto con autentica passione, secondo un metodo nuovo: assecondare e servire la vita dove la vita accade.

E’ in diretta  sul canale Youtube dell’Associazione Bergamo Incontra


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Autore

Alessandro Grazioli

Marito e papà di 4 bambini, laureato in Giurisprudenza presso l’Università Statale di Milano, Business Unit Eticapro, Consigliere Comunale, scrittore di libri per l'infanzia, divulgatore e influencer sociale su Socialbg

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