Biondi immobiliare

Ho conosciuto De Masi (dai suoi libri s’intende, non personalmente), più di 20 anni fa. era l’unica voce da me conosciuta che sosteneva in maniera organica e concreta che per la nostra società era arrivata la necessità di un cambio di “paradigma”, ovvero non basta più cambiare le regole di un modello, ma bisogna cambiare il modello stesso, non basta più procedere per accumulazione progressiva di nuovi correttivi, ma bisogna interrompere il rapporto di continuità con il passato e iniziare un nuovo corso, su regole completamente diverse.

Il passaggio dalla civiltà rurale a quella industriale richiese un cambio di paradigma, ora lo richiede il passaggio dalla società industriale a quella post-industriale, dove la ricchezza non è più tanto e solo la produzione di beni materiali, ma immateriali. Il passaggio dal tecnocapitalismo al capitalismo digitale, corredato dalla progressiva sostituzione di tanta parte del lavoro umano con la tecnologia e dalla crescita demografica sempre più accelerata, causa la progressiva espulsione di personale dal ciclo lavorativo e produttivo: cosa ne facciamo di questa gente?

Siamo il più grande cervello collettivo mai esistito, produciamo sempre più beni in ossequio alla religione del PIL e della crescita: eppure sempre più gente lavora sempre di più per guadagnare sempre meno, le disuguaglianze aumentano sempre di più ed aumentano sempre più i poveri, addirittura sono comparsi ed aumentano sempre più i lavoratori poveri (c’è bisogno di lavorare per essere poveri?). Consumiamo un pianeta finito pensando di poterlo fare all’infinito, inquiniamo sempre di più le fonti di sostentamento infilandoci in una mortale trappola evolutiva.

Ora, aggiungo io, ci dicono che abbiamo bisogno dell’intelligenza artificiale. Che senso ha tutto questo? Forse non si è mai parlato tanto di “crisi” da quando si vanno diffondendo le nuove tecnologie che si accollano la fatica fisica dell’uomo, e permettono di trasformare il TEMPO DEL LAVORO in TEMPO LIBERATO per la crescita delle persone e della collettività. Non è possibile pensare di rivedere orari e modalità di lavoro, e ridistribuzione delle ricchezze? E mettere un tetto ai profitti come si era imposto Olivetti?

Non è in crisi la realtà, ma il nostro modo di interpretarla, dobbiamo cambiare le categorie mentali mutate dall’epoca industriale, ma siamo incapaci di elaborare un nuovo modello in grado di attenuare la paura del mondo in cui viviamo. Un nuovo modello non nasce a caso, richiede uno sforzo globale, collettivo. Eppure c’è chi giudica De Masi senza conoscerlo, se non per per essere stato ispiratore di qualche idea dei 5 Stelle. Non mi appassionano e non mi appartengono schemi di questo tipo. Già Aristotele, ad esempio, diceva che lo scopo del lavoro è quello di guadagnarsi il tempo libero. Grillino anche Aristotele?

Grazie De Masi, mi hai fatto conoscere spazi che non conoscevo. R.i.p.

I libri di De Masi

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