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I parenti degli ospiti della Fondazione Casa Serena Onlus (casa di riposo di Brembate di Sopra) hanno deciso di organizzare un presidio in loco domenica 9 maggio (dalle 16 alle 19), per protestare contri i tempi troppo contingentati di visita ai loro cari. Hanno deciso di farsi sentire (organizzandosi anche in un gruppo Facebook) dopo che la Fondazione ha deciso di riaprire ai parenti con regole ritenute alquanto stringenti: una visita di quindici minuti per un solo parente, ogni quattro settimane, previa prenotazione on-line. Tagliate anche le videochiamate: da due a una per settimana con orari (d’ufficio) spesso incompatibili con la vita lavorativa dei parenti. “Le visite parenti – precisa una figlia che ha la mamma ospite a Casa Serena – erano state concesse temporaneamente da luglio a ottobre dello scorso anno, all’aperto (una visita a settimana) e una visita singola per un solo familiare, previo tampone (autofinanziato da una raccolta fondi organizzata dai parenti) nel periodo natalizio”.

Tutto poi si è nuovamente fermato con il montare della seconda ondata del virus. Nel frattempo gli ospiti (e molti parenti) sono stati regolarmente vaccinati. Ma le aperture faticano a concretizzarsi con tempistiche che consentano il mantenimento di relazioni soddisfacenti. Per gli ospiti allettati, dopo sollecitazioni dirette alla Direzione Operativa della Fondazione, si attende un piano di visite o di videochiamate adatto anche alle loro esigenze, sia di tipo fisico che relazionale-affettivo. Al momento, inoltre, per gli ospiti più fragili, sono ancora meno le possibilità di interagire con le proprie famiglie. Ci si lamenta che le uscite all’aperto siano riservate solo ad alcune tipologie di ospiti, con determinati disturbi comportamentali, o comunque molto limitate nel tempo. Il presidio porrà poi, tra gli elementi di frizione con la Fondazione, una certa scarsità di informazioni sulla quotidianità vissuta all’interno della Casa.

In sostanza poco emerge su come passano le ore gli ospiti in Casa Serena. “Trapelano poche informazionicontinua la figliae anche i volontari (punto di forza della struttura, un vero esercito della solidarietà) non entrano più dal marzo 2020. Senza volontari, va da sé, che il carico di lavoro, non solo di assistenza, ma anche psicologico-emotivo, è aumentato in modo considerevole per chi, al 4 di via Papa Giovanni XXIII, ci lavora ogni giorno. Senza visite di parenti, senza l’aiuto dei volontari il personale (infermieri, asa, oss, educatori, animatori) sono diventati in qualche modo la famiglia di mia mamma e degli altri ospiti. Sono il loro unico punto di riferimento”. Da 14 mesi i parenti non vedono più un PAI (Piano Assistenziale Individualizzato). Fino allo scorso febbraio 2020, il PAI veniva visionato dai parenti dell’ospite mettendo in evidenza, i miglioramenti, i peggioramenti e i punti sui quali intervenire a livello di équipe assistenziale e occupazionale per favorire la salute e il benessere dell’ospite. I parenti sono sicuramenti convinti che i vari PAI siano ancora redatti. Solo si chiedono le ragioni di una mancata condivisione. come succedeva in tempi pre Covid.

Leggendo qua e là le testimonianze che appaiono sul gruppo facebook “Parenti e Amici degli Ospiti di CASA SERENA Brembate Sopra” si scopre che la fascia di popolazione fragile ed anziana è quella che in assoluto ha costantemente vissuto in un perpetuo lockdown da zona rossa, dal marzo 2020. “Un isolamento forzato dalle relazioni sociali, parentali e affettive precisa la presidente del comitato parenti, Eva Cortinovisinfluisce sullo stato cognitivo dei nostri cari e causa, come provato da letteratura scientifica, oltre a motivo di sofferenza, importanti fattori di rischio, nella popolazione anziana, per la sopravvivenza, lo stato di salute fisico e mentale; in particolar modo scatenando crisi di ansia, depressione e decadimento cognitivo fino ad arrivare alla demenza”.

Il presidio, dunque, intende sensibilizzare le istituzioni sull’opportunità di migliorare le norme attualmente in essere che lasciano in capo alla sola Direzione Sanitaria di Casa Serena (ma è così per ogni Rsa) la decisione di aprire alle visite, in modo da consentire, in sicurezza per i propri cari, di ritornare a una frequentazione più articolata e costante. “In particolar modo – aggiunge Cortinovis – ci sentiamo di mettere in primo piano, e di richiamare a tutti, il rispetto dei diritti degli ospiti, a partire da quello primario e fondamentale, del rispetto della loro dignità, della loro fragilità, e del mantenimento dei rapporti con i famigliari. La questione tuttavia sta diventando fonte di disagio anche per il bisogno degli stessi parenti che vengono privati di poter vedere e di far visita ai loro cari”. Capita che molti dei parenti, a causa di spostamenti interni dovuti alle riorganizzazioni dei piani di Casa Serena, o di recenti trasferimenti in struttura dei loro cari, non conoscono nemmeno fisicamente e visivamente gli ambienti in cui vivono i mariti, le mogli, i genitori, i fratelli.

E’ tutto molto difficile in questo modo – continuano le testimonianze -. Tra di noi ci siamo molto aiutati con una chat di Whatsapp, ci siamo consolati a vicenda, ci siamo confortati nei momenti peggiori”. Un  presidio, definito, “dell’esasperazione e dell’angoscia dei familiari degli ospiti di Casa Serena”, organizzato nella Giornata della Festa della Mamma. Una ricorrenza non a caso in quanto da 14 lunghi mesi i parenti hanno la consapevolezza che il personale sta facendo da “mamma” a ogni loro caro ospitato in struttura; un modo anche per dire loro “grazie” e festeggiare le mamme ospiti. Recentemente in Fondazione sono stati nominati nuovi incarichi di Direzione Operativa e Sanitaria, le quali hanno incontrato i parenti (in videochiamata) lo scorso 30 aprile dopo un’azione di mailbombing importante.

Si tratta – conclude Cortinovis – di un iniziale incontro di chiarimento e di formulazione di richieste che speriamo trovino accoglienza e che siano il preludio a una collaborazione attiva e proattiva sia con il nostro comitato dei parenti che con tutte le famiglie degli ospiti. Crediamo che ognuno debba fare la propria parte: nessuno escluso. E se da Brembate di Sopra dovesse partire un movimento per la sensibilizzazione delle Istituzioni locali e regionali utile a migliorare e regolamentare, in totale sicurezza le visite e i contatti sociali, relazionali e affettivi quello di domenica 9 maggio sarà tempo speso nel migliore dei modi”. Il volantino della manifestazione ricorda anche di donare il 5X100 a Casa Serena struttura sanitaria e sociale fondamentale per la comunità locale e territoriale. I prossimi passi dei parenti saranno la raccolta fondi utile a finanziare le attività dei propri cari all’interno della struttura. Inoltre auspicano la costituzione di un comitato etico.


Pubblicato anche su Prima Bergamo, edizione di venerdì 7 maggio 2021

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