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Un fitto carteggio testimonia la lunga amicizia tra il cardinale Capovilla e il pittore Angelo Capelli di Villa d’Almè, autore dell’arazzo di Papa Giovanni XXIII, esposto in Piazza San Pietro, durante la sua beatificazione. cardinale capovilla

Per me era come un padre. Si preoccupava della mia famiglia. Una persona eccezionale capace di ascolto e di tenerezza”. Un rapporto nato negli anni Sessanta durante una collettiva d’arte su Papa Roncalli nel Centro San Bartolomeo in città (vedi foto in basso). “In mostra avevo un mio dipinto – racconta Capelli – E mentre stava arrivando monsignor Capovilla, con tutto il seguito di autorità, mio figlio Marco (poco più di sei anni) si era inavvertitamente urtato con il fotografo ufficiale. Non gradendo l’intralcio, al fotografo era scappata la mano sul bambino. Al che monsignor Capovilla si ferma e redarguisce con severità il professionista dicendo che i bambini non si picchiano. Poi prende per mano mio figlio e lo tiene con sè per tutta la visita alla mostra chiedendo al fotografo che in ogni scatto facesse attenzione a far comparire anche il fanciullo”. “A un certo punto – continua Capelli – monsignor Capovilla si ferma davanti al mio quadro e chiede a mio figlio “Questo ti piace?” e lui risponde “L’ha disegnato il mio papà”. Si volta e ci presentiamo, mi sorride e si complimenta per il quadro e per il bambino”.
Da allora Capelli e il cardinale Capovilla non si sono più persi di vista tanto da celebrare il matrimonio del figlio Marco e amministrare il battesimo ai nipoti. Per Capelli ricevere la commessa per l’arazzo di Papa Giovanni XXIII (dopo aver lavorato ai dipinti per la beatificazione di Pierina Morosini e Maddalena di Canossa) era un traguardo artistico impareggiabile. “Ma quando lo proposi a monsignor Capovilla lui rispose che era impossibile, che c’erano altri nomi”. “E invece – riprende Capelli – un giorno mi invitò a casa sua e presentandomi al postulatore padre Antonio Cairoli gli disse “Questo sarà il pittore del prossimo beato Papa Giovanni XXIII”. Restai di stucco e mi ci volle un po’ per riprendermi”. Capelli terminò l’arazzo di quasi cinque metri per quattro a luglio del 2000 nella palestra di Villa d’Almè (concessa in via eccezionale dall’allora sindaco Rosaria Locatelli). “Quando il cardinale Capovilla lo vide mi disse che avevo reso in modo perfetto la serenità e la bontà del papa bergamasco. E detto dal suo Segretario non ci potevano essere dubbi”.  (Bruno Silini)

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