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Ancora ci interroghiamo sulla libertà? Non ci viene forse dal senso comune la certezza di essere liberi? Ma la filosofia ci insegna a non dare niente per acquisito e continua a discutere sapendo che non è facile approdare a conclusioni condivise. Il principio dell’indagine sulla natura è conoscere secondo causa ed effetto, scire per causas. Funziona anche nella scienza: ogni cosa ha una causa, tutto si muove in un mondo di cause. Parlare di cause significa entrare nel circolo delle determinazioni dove non c’è libertà. Eppure l’uomo si sente un’eccezione. Tra cose e esseri viventi noi siamo speciali. Dotati di intelligenza sventoliamo la nostra libertà. L’uomo è essere spirituale, tra gli enti il più inquieto, che sfugge alla legge della causalità dominante l’universo.

Si obietta: ci crediamo liberi forse perché ignoriamo tutti i possibili condizionamenti. Conoscendoli tutti, ci accorgeremmo di essere determinati, obbligati ad agire in quel modo. L’azione nostra è legata a un groviglio di cause, impossibili da conoscere ma dipendiamo sempre da cause. La discussione prosegue. La libertà si sposta sulla volontà: siamo liberi perché vogliamo. Al che si controbatte dicendo che la volontà è sempre determinata, mira ad una cosa e perciò non è libera. Se poi per libertà si intende volontà di vita, voler vivere, questo è di tutti gli esseri, anche della pulce che salta di qua e di là. Sì! Ma l’uomo vuole essere libero, non vuole farsi condizionare. E il dibattito potrebbe continuare.

Come ha parlato della libertà la tradizione occidentale?

Dante (Paradiso V, 19-24) la vede come dono della “larghezza” di Dio. L’uomo è “a Sua bontate” conformato, fatto “creatura intelligente”. La libertà, “ch’egli più apprezza”, non è per influssi celesti o cause naturali ma è dono piovuto dall’Alto, directe a Deo. Il tema della libertà è ripreso ancora a metà del percorso dantesco, nell’incontro con Marco Lombardo (Purgatorio XVI). “Lo mondo è cieco e tu vien ben da lui” e ti comporti “pur come se tutto movesse seco necessitate”. Dio “lume v’ha dato a bene e a malizia e libero voler” e “se il mondo presente disvia, in voi è la cagione”. Per Dante la libertà, “ch’è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta”, è l’idea cristiana di libertà: dal male ci deve liberare.

Altra prospettiva e contrapposta è quella di Spinoza. La sua è una via deterministica. Ogni cosa agisce in virtù della necessità della sua natura. La libertà sta nella necessità. Tutto ciò che è, è così secondo natura. L’uomo con la propria intelligenza non fa eccezione. Se la pietra che cade dalla rupe potesse pensare, anch’essa potrebbe figurarsi di cadere di propria volontà. All’uomo spetta il compito di conoscere, capire la realtà e adeguarsi. Se noi vediamo le cose come possibili e non come determinate è per la nostra limitatezza; quando le conosciamo adeguatamente ci appaiono come sono, necessarie. Conoscendole abbiamo la possibilità di governarle. Venendo a sapere le cause delle nostre passioni non ne rimaniamo schiavi. Conoscendo ci liberiamo e finiamo per amare la causa necessitante. Spinoza parla di amor intellectualis Dei che è accettazione della Natura.

Amore è la parola che Dante ci consegna a conclusione della Commedia, ”amor che muove il sole e l’altre stelle”, amore di Dio. Dio ci dona la libertà come frutto d’amore da ridonare. Bloccato nella selva oscura e impedito dalla bramosa lupa, è stato costretto al faticoso cammino tra le fredde passioni umane per giungere alla salvezza, dono di Dio, dono del suo amore. Questo dono va accolto con responsabilità per costruire una nuova terra, la stessa che Spinoza vede insozzata di malizia e inganni e che l’uomo può purificare con la ragione. Da una prospettiva diversa e distante sogna come Dante il Paradiso in terra. In comune hanno la stessa tensione morale: pregando e lottando purché la terra diventi Paradiso.


A cura di Mauro Malighetti (sintesi di una lezione di Massimo Cacciari (Fondatore e professore emerito della Facoltà di Filosofia dell’Università S. Raffaele di Milano) Che significa libertà, del 9 marzo 2021 nell’ambito della programmazione di Noesis).


Lezione di Massimo Cacciari

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