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Si sono ormai concluse le elezioni politiche e, a Bergamo, ad avere la meglio è stato il centrodestra con la Lega a fare da padrona (40,81% al Senato contro il 35,64% del centrosinistra; 40,16% alla Camera contro il 36,51% della sinistra). Non è scopo di questa rubrica, fare opinionismo a riguardo, ma può essere interessante domandarsi: quali aspetti dei candidati maggiormente guidano le scelte degli elettori? Ci sono studi psicologici a riguardo che potrebbero stupirci (o forse non troppo). Secondo tali studi (Todorov, 2005), infatti, spesso sono caratteristiche superficiali e giudizi immediati ad influenzare le decisioni degli elettori, piuttosto che la conoscenza approfondita del pensiero del candidato. Pare che ciò che conti maggiormente sia la prima impressione: basta guardare in faccia i candidati per pochi secondi e sceglieremo chi ci sembra più competente. In particolare, si ritiene che mandibola squadrata, sguardo intenso e un certo tono della voce abbiano il potere di influenzare significativamente le nostre scelte. In una società ossessionata dall’immagine e dalle apparenze, dove regna il principio del “fast è meglio”, dove le informazioni sono acquisite spesso per slogan sui social, non ci stupisce la tendenza ormai naturale a sostituire una decisione difficile con una facile e questo a volte risulta vantaggioso.


Scoprire se un politico è davvero in grado di governare è un compito complesso e che richiede tempo: è più semplice decidere se qualcuno appare competente per alcune caratteristiche del suo aspetto. A volte, però, le nostre scorciatoie o preconcetti possono distorcere la verità e a farci cadere nei cosiddetti bias cognitivi. Ad esempio, il tono della voce può aiutarci a capire quale candidato abbia più testosterone, qualità che non equivale, però, necessariamente all’essere un leader migliore. Il fatto che le nostre decisioni si basino sempre meno sulla razionalità e sempre più sulla percezione, inoltre, è un problema che riguarda diversi aspetti della nostra vita (per esempio il lavoro o le relazioni sentimentali) in cui le conseguenze a lungo termine possono essere fonte di sofferenza e frustrazione. In conclusione, di fronte a tutte queste propensioni implicite, ciò che possiamo fare è provare consciamente a remare contro alcuni dei nostri istinti più basici, e quindi, quando decidiamo di votare per un candidato, chiederci perché ci piace e con che cosa siamo d’accordo rispetto a quello che rappresenta. E voi per quale motivo avete scelto il vostro candidato?


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Autore

Silvia Calenda

Psicologa (laurea in Neuroscienze e riabilitazione neuropsicologica a Padova) , psicoterapeuta cognitivo-costruttivista in formazione

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