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Il titolo della lezione “Governare significa far credere. Il potere della parola” è tratto dal filosofo Gabriel Naudé, moralista e bibliotecario di Mazarino. In uno scritto su come organizzare una biblioteca (1627) sottolinea la necessità di conoscere e sapere per ben vivere e governare. Si tratta di impossessarsi della parola; con le parole si cambiano le situazioni.

La nostra vita si basa su quanto veniamo a conoscere dagli altri ascoltando o leggendo. Ci crediamo e comportiamo di conseguenza. Non c’è possibilità né volontà di verificare, ci fidiamo degli scienziati, dei dottori, dei tecnici, come dei semafori, dei medicinali, delle etichette del supermercato. Scopriamo l’errore o la menzogna quando la realtà si manifesta diversamente o qualcuno ci fa vedere altro. Il sapere ha successo se rende autonomi. Come a scuola: vale il professore quando diventa inutile e l’alunno prosegue con le sue gambe.

Le possibilità di sapere ed essere informati sono oggi cresciute. Internet ci inonda incessantemente di messaggi e di notizie, ma ci rendiamo conto della preoccupante ambivalenza di questo conoscere: quale affidabilità? Chi le governa? A parte il fatto che spesso più che domande chiediamo risposte. Poi apriamo gli occhi quando ne vediamo gli effetti. Ci accorgiamo dei rischi dai cataclismi che sopravvengono.

In tale “mondo dell’altrove” vogliamo esserci e postiamo foto e scritti senza essere in grado di governarlo. Spinge a cambiare ma ascoltiamo l’ammonimento di Cartesio: “prima di cambiare l’ordine del mondo verifica l’ordine dei pensieri”. Ci dobbiamo affidare perché non possiamo dimostrare tutto, ma il poco che possiamo facciamolo bene, non lasciamo tutto nelle mani degli altri. Riflettiamo! e il compito della filosofia è di riflettere sul vissuto.

Il vissuto poggia sulle relazioni, sul rapporto fiduciario, io e tu che parliamo e cerchiamo le parole. Non ci definiamo secondo numeri o algoritmi. Siamo in ricerca e ci accompagna la fiducia. La verità teme la superficialità. Non lasciamoci trascinare nell’altrove.

Gunther Anders parla della televisione che ha cambiato il vivere. Abbiamo perso i luoghi propri dove poter studiare, pregare, conversare. I luoghi mediatici non li sostituiscono. Pascal aveva costruito la calcolatrice per facilitare il padre nei calcoli. La tecnologia permetteva risultati migliori ed esatti. La tecnologia è democratica, è disponibile a tutti, all’ignorante e al sapiente. A chi la interroga la macchina risponde. Può però distogliere, rendere passivi, pigri alla verifica, e presi dagli stimoli, ci affrettiamo a fare, giudicare, decidere.

Condiziona chi parla. Ricordiamo la storiella di Kierkegaard. Il clown corre nel villaggio a chiedere aiuto per l’incendio che si è sviluppato nel circo ma tutti lo prendono come un burlone, la sua una magnifica trovata. Il messaggio cade, non è ascoltato.

Cosa insegna il mito della Caverna di Platone? Gli schiavi incatenati volti verso la parete interna, il fuoco dietro e le ombre proiettate, ombre di statue e apparenza di apparenze, il prigioniero liberato che esce e si trova abbagliato dal sole? E’ una metafora che vale per noi quotidianamente piegati sui cellulari, il dito che scorre il display a rincorrere fantasmi che si dissolvono e ascoltare voci che scacciano altre voci. Troppa esposizione tecnologica non fa bene, con mediazioni nascoste e ingannevoli. Le tecnologie non sono solo utensili; hanno una pretesa veritiera e ci cambiano.

Si rivelò così il sofware Siri. Era una macchina ma divenne interlocutrice. La voce femminile simulava ancor di più l’essere umano ed era credibile. Questa macchina intelligente fu anche utilizzata per sostenere certe posizioni abortiste. Poi ci si accorse che contenevano sbagli.

Torniamo alla lezione di Naudé. Il potere si fa ancor più assoluto quanto più sa mascherare la fonte e non si fronteggia con una biblioteca mostruosa o grandi depositi di pensieri e di testimonianze. Ci vogliono persone che sanno leggere la verità e così fanno crescere la propria umanità.

(Adriano Pessina a Noesis 202/23. Sintesi della lezione dal titolo Governare significa far credere. Il potere della parola all’Auditorium Mascheroni di Bergamo, 28 febbraio 2023)

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