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Continua la Rassegna Organistica di Valle Imagna promossa dall’Associazione Filodrammatica “OLTRE CONFINE. Il prossimo appuntamento è sabato 18 settembre (ore 21) nella chiesa parrocchiale di Almenno San Salvatore. Avremo modo di ascoltare un giovane organista Giacomo Barbero, vincitore della Masterclass di interpretazione organistica 2020 tenuta da Jean-Baptiste Monnot. Sociabg l’ha intervistato.

Ci parli un po’ di lei. Chi è Giacomo Barbero?

Ho 26 anni, sono nato e vivo ad Alba, una cittadina in provincia di Cuneo a metà strada tra Cuneo, Torino e Asti. Ho studiato organo all’istituto musicale di Alba per circa sei anni e attualmente sto completando il triennio di studi ordinamentali in organo e composizione organistica presso il Conservatorio “G.F. Ghedini” di Cuneo nella classe del maestro Bartolomeo Gallizio. Collaboro con molte corali e formazioni musicali all’interno della diocesi di Alba, mi esibisco regolarmente in concerti e sono docente di organo, solfeggio e teoria musicale presso l’istituto diocesano di musica sacra. Negli ultimi anni mi sono interessato alla tutela e alla salvaguardia degli organi presenti sul territorio diocesano e recentemente ho completato e pubblicato il censimento di tutti questi strumenti (G. Barbero, “Organi della Diocesi di Alba”, edizioni Serassi, 2020).

Miglior allievo della Masterclass 2020. Cosa ha vissuto quell’esperienza?

La Masterclass del 2020 è stata la mia prima esperienza a Costa Valle Imagna. Fin dal primo giorno ho trovato una accoglienza calorosa e familiare: ottimi compagni di corso, un docente a dir poco strepitoso e uno strumento sorprendente e di qualità. Queste masterclass rappresentano delle importanti tappe nella mia formazione artistica perché permettono di conoscere da vicini alcuni grandi Maestri dell’organo, capire il loro modo di fare musica e confrontarlo col proprio per migliorarsi. Sono molto felice di esibirmi quest’anno all’interno della rassegna organistica di Valle Imagna e per questo ringrazio di cuore gli organizzatori Damiano Rota e Giuseppe Capoferri.

Quali sono le doti per emergere, oggi, nello studio dell’organo?

Le doti di un buon organista, ma direi di un musicista in generale, sono una profonda passione per il proprio strumento e una grande forza di volontà (che permetta di superare le numerosissime difficoltà che si incontrano nel proprio percorso artistico). Aggiungo scherzosamente anche una buona dose di umiltà perché, come dice il famoso detto, nessuno nasce maestro.

Jean-Baptiste Monnot cosa le ha insegnato di nuovo che ignorava?

Il maestro Jean-Baptiste Monnot l’ho conosciuto per la prima volta nel 2019 alla sua masterclass tenutasi a Rouen, in Francia, sul grandioso organo Cavaillé-Coll dell’abbazia di San Ouen. Fin da subito mi ha entusiasmato la sua energia nel suonare che deriva da una profonda comprensione ed interiorizzazione di ciò che si esegue. Mi ricorderò sempre la sua frase: non siamo qui per suonare l’organo, ma per far Musica!

Il suo programma del 18 settembre? Ci dà una breve guida all’ascolto?

Il concerto del 18 settembre si svolgerà sull’organo “Serassi 1790 – Sgritta 1861” che presenta la classica struttura e timbrica dell’organo italiano ottocentesco. Il programma che ho scelto si pone l’obbiettivo di valorizzare la ricca disposizione fonica dello strumento e lo si può suddividere in tre sezioni: incominciamo con la musica rinascimentale e barocca, sia di autori italiani che stranieri, proseguiamo poi con la musica romantica francese e tedesca e concludiamo con quella ottocentesca italiana. La prima sezione si apre con la celebre Bergamasca di Girolamo Frescobaldi, vero e proprio capolavoro della musica rinascimentale organistica, prosegue con Andrea Gabrieli, Anthoni van Noordt e si conclude con una grandiosa “batalla” (battaglia, in spagnolo) di Juan Cabanilles. Nella seconda parte spicca la musica francese romantica con importanti autori quali Alexandre Guilmant, Charles-Alexis Chauvet e Theodore Dubois a cui si aggiunge il tedesco Joseph Gabriel Rheinberger con la sua dolcissima Pastorale dalla Sonata No.12 Op. 154. Concludiamo con quattro trai più significativi autori italiani di musica ottocentesca: Nicola Moretti, Vincenzo Petrali, Padre Davide da Bergamo e Polibio Fumagalli.

Un’iniziativa come la Rassegna Organistica in che modo incide nel panorama culturale di un territorio?

Le rassegne organistiche sono preziose occasioni per poter ascoltare il suono dell’organo al di fuori delle celebrazioni liturgiche e quindi apprezzarne le moltissime sonorità. Spesso si ritiene erroneamente che l’organo serva solo ed esclusivamente all’accompagnamento della messa: in realtà esso è uno strumento estremamente versatile e multiforme, in grado di suscitare profonde emozioni. Le rassegne permettono altresì di valorizzare gli strumenti dal punto di vista pratico, curandone la manutenzione ed eventualmente sensibilizzando il pubblico sulla necessità di un restauro.

I progetti futuri di Giacomo Barbero?

Al momento il mio obbiettivo principale è quello di concludere i miei studi in conservatorio. Guardando oltre avrei piacere di frequentare alcuni corsi di perfezionamento all’estero, in particolare Francia e Germania. Inoltre, avrei piacere di continuare a collaborare con l’Ufficio Beni culturali diocesano per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio organario locale, tematiche a me care.

Il suo sogno, artisticamente parlando?

Il mio sogno è che l’interesse per questo strumento così complesso e affascinante non smetta mai di esistere. Sono molto felice quando un ragazzino si avvicina a me e mi dice che vorrebbe imparare a suonare l’organo: è un segno tangibile di come questo strumento attiri sempre l’attenzione, susciti curiosità, e invogli alla Musica.

Tre brani (eseguibili all’organo) che secondo lei non dovrebbero mancare nel bagaglio culturale di ognuno di noi?

Domanda difficile a cui non esiste una risposta univoca, oggettiva o universale perché dipende molto dalle idee e dai gusti personali. Ciò detto, andando in ordine cronologico ritengo innanzitutto importante conoscere le musiche per organo di Johann Sebastian Bach di cui cito la Toccata e Fuga “Dorica” BWV 538. Proseguendo in epoca romantica (Ottocento) non posso non menzionare il compositore belga César Franck, vero e proprio personaggio rivoluzionario per il mondo organistico, del quale ricordo il Terzo Corale in La minore. Da ultimo, ma non meno importante, l’organista Louis Vierne, vissuto a cavallo tra XIX e XX secolo, titolare presso la cattedrale Notre-Dame di Parigi e autore di sei sinfonie per organo tra le quali cito l’ultimo movimento (“Finale”) dalla prima (Op. 14).

Escludendo la rassegna quale è stata l’esibizione che più l’ha resa orgogliosa del cammino artistico intrapreso?

Difficile scegliere perché ogni esibizione è stata importante ed ha contribuito alla mia formazione artistica. Sicuramente ricordo con piacere l’incontro con l’organista catalana Monserrat Torrent alla masterclass del 2018 a Cabrera de Mar (Barcellona) e la già citata esperienza a Rouen del 2019 con Jean-Baptiste Monnot. Sono stati importanti momenti della mia vita artistica che mi hanno spronato a proseguire gli studi musicali.

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