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Continua la Rassegna Organistica di Valle Imagna promossa dall’Associazione Filodrammatica “OLTRE CONFINE. Il prossimo appuntamento è sabato 4 settembre (ore 21) a Costa Valle Imagna nella Chiesa parrocchiale della Visitazione. Avremo modo di ascoltare un giovane organista, Alessandro Chiantoni, vincitore della Masterclass di interpretazione organistica 2020 tenuta da Jean-Baptiste Monnot. Sociabg l’ha intervistato.

Prima di tutto ci parli un po’ di lei (in una prospettiva artistica ovviamente). Chi è Alessandro Chiantoni?

Sono un musicista, ho 24 anni, abito a Bergamo e ho iniziato a studiare pianoforte a 6 anni, da quel momento la musica ha sempre fatto parte della mia vita e non mi ha mai abbandonato. Devo molto dunque proprio al pianoforte e alla mia prima insegnante di conservatorio, Tiziana Moneta, mi ha dato delle solide basi su cui faccio affidamento ancora oggi; non la ringrazierò mai abbastanza per aver creduto in me fin da subito. Ho iniziato a suonare l’organo circa a 12 anni per conto mio, ora sono diplomato al triennio di Organo e Composizione Organistica e sto per concludere anche il Biennio sotto la guida di Simone Vebber, meraviglioso docente di Organo al conservatorio di Bergamo. Ora che sto per concludere il mio percorso di studi mi rendo conto di quanto i miei insegnanti mi abbiano dato. Sono stato nominato l’anno scorso organista titolare della chiesa di Sant’Anna in Bergamo e per poter fare esperienza del mondo organistico fuori dall’Italia ho frequentato molti corsi con importanti organisti esteri; lo reputo fondamentale perché non c’è come fare esperienza diretta delle cose per comprenderle e trarre da esse un insegnamento. Sono felice di essere un musicista e di suonare per gli altri ma al tempo stesso mi appassiona la composizione poiché è uno dei modi che ho per esprimermi. Ho poi una passione per la progettazione di nuovi strumenti, tra i progetti che ho fatto c’è anche un organo per me stesso da poter sfruttare tanto per studio quanto per concerti e che è attualmente in costruzione; sarà uno strumento particolare ed innovativo, di concezione totalmente diversa rispetto agli strumenti attualmente presenti nel nostro territorio.

Lei stato miglior allievo della Masterclass 2020. Cosa ha rappresentato quell’esperienza?

E’ stato un corso molto bello durante il quale ho conosciuto organisti molto bravi, sono stato molto felice di risultare il migliore ma gli altri non erano sicuramente da meno. E’ stata un’esperienza molto bella che mi ha arricchito dal punto di vista musicale e umano nella quale l’arte è stata al centro di ogni cosa. Sono molto felice di essere stato invitato a Costa Valle Imagna quest’anno ed avere la possibilità di potermi esprimere su un organo così bello.

Quali sono le doti per emergere, oggi, nello studio dell’organo?

Sicuramente bisogna essere seri, con se stessi e con gli altri, essere costanti nello studio e non risparmiarsi mai per poter infine superare i propri limiti. Nello studio della musica bisogna avere disciplina altrimenti si sprecano molte ore senza raggiungere risultati. Non è semplice ma è necessario, è una cosa che si impara in conservatorio poiché senza serietà e metodo è impossibile portare a termine gli studi. Con l’organo in particolare ci si deve mettere sempre in discussione, ogni strumento è diverso in molteplici caratteristiche e ogni volta l’organista deve adattarsi allo strumento stesso il quale diventa il professore più importante, per questo quando si studia bisogna sempre ascoltarsi con orecchio critico e adattare ciò che si sta facendo allo strumento che si sta suonando e all’acustica ove esso si trova.

Jean-Baptiste Monnot cosa le ha insegnato di nuovo che ignorava?

Jean-Baptiste Monnot è un musicista straordinario, ciò che grazie a lui ho appreso è la consapevolezza. E’ infatti necessario giungere alla consapevolezza di se stessi e delle proprie idee, anche nella musica, ed esprimerle con forza. Diventa questa la chiave per superare le difficoltà tecniche ed espressive dei brani. La musica non viene mai da fuori ma nasce da dentro l’animo umano e bisogna trovare il giusto modo per esprimerla. Viviamo in un mondo in cui chiamiamo “arte” qualsiasi cosa generi in noi una sensazione immediata, in realtà l’Arte autentica è il frutto di un conflitto che un’anima sensibile traduce, non senza fatica, in un atto artistico interiore. La consapevolezza è il motore che muove l’artista a trovare la strada per esprimere la sua interiorità e ciò nasce da un’esigenza personale. Non tutti i musicisti sono artisti perché suonare le note tutte in fila non costituisce arte se quelle note nascono dal nulla e non comunicano nulla. L’arte autentica invece veicola un messaggio potente fondato sull’interiorità dell’artista e proprio per questo colpisce chi lo ascolta nelle sue corde più intime. Trovo che questo sia l’insegnamento migliore che si possa ricevere per poter comprendere ed esprimere l’arte che è già in noi, sostanzialmente è un concetto maieutico.

Il suo programma del 4 settembre? Ci dà una breve guida all’ascolto?

Il programma che ho deciso di presentare è diviso in due gruppi di tre opere ciascuna. Il primo gruppo corrisponde a tre grandi opere di Johann Sebastian Bach: la Toccata e Fuga “Dorica” BWV 538, un brano monumentale e profondo capace di esprimere il potente impatto drammatico e mistico della musica del grande Kantor di Lipsia. Seguirà il Concerto in la minore Bach/Vivaldi BWV 593 ossia l’incontro che Bach fece con la musica italiana, durante il periodo alla corte di Weimar, in cui trascrisse per organo molti concerti strumentali ed infine il Preludio e Fuga in la minore BWV 543, uno dei più belli e virtuosistici. Il secondo blocco è consacrato a tre grandi opere del romanticismo franco-tedesco: Il primo movimento dalla sesta sinfonia di Charles-Marie Widor, uno dei più grandi compositori del sinfonismo organistico, la seconda sonata di Felix Mendelssohn, autore a cui va il merito della riscoperta pubblica della musica di Bach con la direzione della “Passione secondo Matteo” nel 1829. Il concerto si chiuderà poi con un grande classico di César Franck, il terzo corale in la minore che corrisponde all’ultima composizione scritta dall’autore prima della sua morte e che insieme al primo ed al secondo corale corrisponde al testamento musicale di questo gigante universale del romanticismo.

Un’iniziativa come la Rassegna Organistica in che modo incide nel panorama culturale di un territorio?

E’ grandioso il fatto che esista questa rassegna, la considero fondamentale per la valorizzazione del patrimonio musicale locale. Essa è una fucina di idee ed interesse attorno al Re degli strumenti, educa la collettività al bello dell’arte, consente agli artisti di esprimersi (anche giovani, il che non è scontato) e agli organi di essere valorizzati, restaurati e tenuti in manutenzione. Senza questa rassegna la musica e gli strumenti musicali rischiano di essere relegati ad un ruolo marginale e inutile a causa del disinteresse, figlio dell’ignoranza e della non conoscenza diffusa e imperante nel nostro mondo. Giuseppe Capoferri e Damiano Rota, i creatori di questa virtuosa realtà, hanno il merito di sensibilizzare le persone, le istituzioni e le autorità religiose affinché ci si renda conto che il patrimonio musicale ha un valore inestimabile. Reputo quindi necessario sostenere con ogni mezzo possibile l’attività di questa rassegna perché la musica vive grazie agli interpreti che la suonano ma anche grazie a chi organizza questi eventi permettendo ai musicisti di esprimersi ed alla collettività di fruire di grande musica.

I progetti futuri di Alessandro Chiantoni?

Ne ho davvero molti ma di alcuni non posso ancora parlare. Il mondo artistico sta attraversando un periodo particolarmente difficile ed è bello veder rifiorire l’attività artistica, anche a livello concertistico. Come titolare della Chiesa di Sant’Anna in Bergamo ho poi molti progetti anche in merito alla valorizzazione dell’organo storico, un grande Serassi del 1857. Tra concerti, concorsi e svariate attività musicali rilevanti posso dire di avere un futuro denso di impegni; ciò mi riempie di gioia e auspico che sia sempre così.

Il suo sogno, artisticamente parlando?

Il mio sogno è quello di continuare a fare musica fino alla fine della mia vita, di creare la mia visione della musica e di tramandarla agli altri.

Tre brani (eseguibili all’organo) che secondo lei non dovrebbero mancare nel bagaglio culturale di ognuno di noi?

La letteratura musicale per organo è talmente grande e sublime che scegliere tre opere è sicuramente riduttivo. Mi si conceda di citarne quattro facenti parte di un olimpo assai vasto: la Toccata e Fuga “dorica” BWV 538 di Johann Sebastian Bach, la Fantasia e Fuga su BACH di Franz Liszt (nella versione sincretica di Jean Guillou), il primo movimento “Allegro” della sesta sinfonia di Charles-Marie Widor e la Symphonie-Passion di Marcel Dupré.

Escludendo la rassegna quale è stata l’esibizione che più l’ha resa orgogliosa del cammino artistico intrapreso?

Non è facile rispondere a questa domanda perché chi suona solitamente percepisce le cose in modo diverso da chi ascolta. Sono ovviamente contento dei premi ricevuti finora ma posso dire di sentirmi davvero orgoglioso tutte le volte che vedo l’emozione negli occhi e nelle parole di chi mi ascolta suonare poiché mi rendo conto dello straordinario potere della musica. Ogni concerto che ho fatto mi ha lasciato qualcosa di bello in questo senso e nell’auspicio di continuare sempre su questa strada ricordo con grande emozione le volte che ho potuto suonare sul grande organo Cavaillé-Coll della chiesa di Saint-Ouen a Rouen (Normandia); in questa meravigliosa chiesa gotica dalla grandezza spaventosa si trova uno degli organi più belli del mondo e non ci sono parole per descrivere ciò che ho provato alle tastiere di questo tanto leggendario quanto monumentale strumento.

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