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Husserl (1859-1938) è di famiglia ebraica medioborghese. Studia matematica (scrive un libro, Filosofia dell’aritmetica 1891) e fisica a Lipsia; poi a Berlino frequenta i corsi di filosofia con Brentano e psicologia con C. Stumpf fondatore della psicologia della Gestalt. La sua prima opera è La filosofia come scienza rigorosa (1901). Insegna a Friburgo, con Heidegger. Con Meditazioni cartesiane (1929) entra conflitto con il regime. Sarà costretto a vita privata. Ultima sua opera è Crisi delle scienze europee. Muore a Friburgo.

Con Husserl la filosofia (fenomenologia) esce nel mondo, nel mondo della vita, che sia sotto forma di cosa, natura, persona, istituzione, opera culturale, storia, cosmo.

Da Stumpf apprende che i dati sensoriali non sono un mosaico disorganizzato ma ordinato, strutturato. La nostra esperienza è un dato di pluralità organizzate come la parola MA, un intero non riducibile alle parti M-A. Il dato è tenuto insieme (con-tenuto), il blu si dà con il cielo, il suono con il timbro, la durata con l’altezza. I suoni possono variare, ma la melodia resta la stessa. Si conserva l’essenza, l’idea: la sedia varia per il materiale, il colore, la sagoma, non varia la sedibilità. Questo è il suo vincolo. Nel modo di essere di ogni cosa c’è una norma, l’eidos o idea che non è in cielo, come sosteneva Platone, ma nella concretezza del reale.

Kant dice: “La razionalità è mettere dei vincoli alle cose“. Husserl risponde: “Sono le cose che ci vincolano“. Anche in logica ragioniamo secondo schemi, costanti logiche (se… oppure… non è vero che). La frase “piove o non piove e non si dà altro” può essere detta così: “Se piove non può insieme non-piovere”. Posso anche dirla in altre lingue, il senso rimane. Le parole fanno senso e comunicano nei vincoli della realtà. Non si mettono le parole a caso. Non si inventa nulla del linguaggio altrimenti il linguaggio perde valore. Sta nella logica dell’esistenza.

Husserl confuta lo scetticismo che è pensiero di lunga data. Si diceva contro lo scettico: “Chi non ammette la verità deve ammettere che questa affermazione sia una verità. Lo scettico si contraddice nel dire che non ci sono verità perché anche lui si impegna in una norma che è quella di non avere norma“. Husserl aggiunge: “Ogni legge di pensiero è legge di fare cose con le parole ma l’agire e il parlare stanno nel vincolo del senso. La risorsa normativa è sempre data dalle cose: il buon muratore non prescinde dal materiale con cui ha a che fare e perciò tratta diversamente il cemento, il legno o il mattone“.

Husserl parla di intenzionalità seguendo Brentano. Brentano sosteneva che ogni desiderio o pensiero è sempre desiderio o pensiero di qualcosa. Husserl aggiunge: “E’ vero, si percepisce sempre qualcosa ma resta il dubbio che la percezione sia illusoria“. Ogni giudizio o ogni decisione è sempre passibile di interrogazione, sottoposto alla giurisdizione della ragione, alla possibilità di mettere in questione. La ragione è sempre pronta a mettere in questione la propria posizione: “Tutta la vita è prendere posizione”. Tale disponibilità significa libertà perché si risponde liberamente alle esigenze poste dalla coscienza.

Husserl è visto come un idealista concreto a differenza di Kant definito idealista trascendentale. Per Husserl le idee non stanno nell’iperuranio, lassù in cielo, ma sono nelle cose con la struttura che esse posseggono e in tal modo chiedono di essere percepite. Hanno una identità che va scoperta. Il mondo è organizzato, a noi si oppone, a noi impone uno standard di azione e di pensiero. Il tradimento sta nel ridursi a uomini del fatto e non rispondere alla giurisdizione della ragione che è l’interrogativo socratico: chiedere ragione.

A cura di Mauro Malighetti (tratto da una lezione di Roberta De Monticelli, in Raiscuola Zettel)

 

 

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