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La provincia di Bergamo si è impoverita, e quindi ha votato per la destra. Questo, in estrema sintesi, è il dato analitico delle elezioni per il rinnovo del Parlamento che si sono tenute lo scorso 25 settembre.

A distanza di qualche giorno i politologi cominciano a capire con più chiarezza i motivi per i quali ha vinto la coalizione di centrodestra guidata da Giorgia Meloni, e una evidenza che emerge è proprio quella legata al reddito degli elettori.

A livello nazionale il dato economico è un po’ nascosto, come mostra per esempio una ricerca dell’università Luiss di Firenze (visibile online al link: https://cise.luiss.it/cise/2022/09/29/sud-chiama-nord-voto-e-territorio-nellitalia-del-2022/) svolta su dati forniti dal Ministero dell’Interno.

Gli stessi dati, ma concentrati sulla provincia di Bergamo, li ha utilizzati Luca Bonzanni per l’Eco di Bergamo cartaceo del 29 settembre.

Da essi risulta che nei paesi della nostra provincia in cui il reddito pro capite è più basso, il centrodestra ha conquistato molti più voti rispetto al circa 40% nazionale. A Blello, il paese con il reddito pro capite più basso del nostro territorio, ha superato il 75%, ad Azzone, altro paese con reddito basso, ha superato l’83%. Il suo minimo il centrodestra lo ha ottenuto in centro a Bergamo, zona economicamente con il reddito più alto del nostro territorio.

Il contrario risulta per il centrosinistra, che invece ha ottenuto il suo massimo nei paesi più ricchi.

Anche se l’exploit nelle zone ricche lo ha fatto il terzo polo, più o meno identificabile con il centro.

Tutto ciò sembra contro intuitivo, nel senso che i partiti del centrosinistra sono gli eredi a vario titolo dei partiti comunista e socialista, che per decenni dopo la fine della II guerra mondiale hanno rappresentato gli interessi dei lavoratori e dei proletari.

Oggi sembra il contrario.

Nello studio della Luiss c’è però un particolare che sembra rimettere le cose a posto, nel senso che i bergamaschi e gli italiani non votano in maniera poi così strana. In effetti anche all’estero, per esempio negli Usa, si vota come da noi.

Nei paesini più piccoli si vota destra, nelle città più grandi si vota sinistra.

Nello specifico nostrano, nei paesini al di sotto dei 5˙000 abitanti il partito della Meloni ha raccolto il suo massimo con il 29,3%, scendendo gradualmente fino al 21,2% nelle città oltre i 100˙000 abitanti. Il maggior partito del centrosinistra ha ottenuto il contrario: 16,4% nei paesini, 23,0% nelle grandi città.

Una cosa simile succede negli Usa per le elezioni presidenziali, quando nelle grandi città sulle coste vincono i Democratici mentre nei paesini dell’America profonda vincono i Repubblicani.

Sembra un mondo alla rovescia. I politici dicono così, gli elettori capiscono cosà.

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Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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