Biondi immobiliare

L’Italia resta sempre l’Italia, nel bene e nel male. In pochi giorni abbiamo visto il un tribunale amministrativo (Tar) bocciare l’ordinanza regionale lombarda che imponeva la didattica a distanza nelle scuole superiori fino alla fine di gennaio e contestualmente il governo chiudere in zona rossa tutta la Lombardia, scuole comprese, fino a data da destinarsi. Ovviamente la Regione si oppone alla decisione governativa di chiudere i negozi, di questo stiamo di fatto parlando tra zona arancione come oggi e rossa nei prossimi giorni, e chiede al governo di ripensarci, minacciando con il colmo dell’ironia un ricorso al tribunale amministrativo di cui sopra. Ma non basta.

Gori e altri sindaci del territorio bergamasco, cremasco e bresciano non ci stanno a finire reclusi quando la fascia orientale della Lombardia continua a sembrare immune alle varie ondate di contagi che sono annunciate, dopo la prima e più devastante di marzo. Chiedono deroghe (vedi lettera di Gori e Gafforelli, ndr.), le chiedono a Milano che dice di chiederle a Roma; la zona rossa da Roma no, ma le deroghe non sono affar suo e se è rossa lo è per tutti. Coerenza zero, ognuno per sé e Dio con tutti; ma tranquilli, cari amici vicini e lontani, sono arrivati i TAR, tribunali amministrativi, e lo showdown è iniziato. Un chiaro segnale che l’emergenza è finita, un motivo che basta per far cessare lo stato di emergenza e tornare a rullare i timbri dell’ufficio provinciale caccia e pesca come solo Checco Zalone sa fare.

 

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