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La discesa in strada del 7 agosto che ha avuto per protagonisti i sindaci della Val Brembana è stato uno degli episodi che più ha conquistato l’attenzione dei media in questa estate 2021 più per la modalità di protesta, messa in atto, che per il motivo per la quale è stata realizzata. Nei giorni successivi il focus dell’attenzione pubblica è andato, infatti, più sui commenti circa l’eticità di tale azione e, così facendo, si è però perso di vista il punto vero della situazione: il perché di questa azione.

Infatti, i nostri sindaci hanno avvertito l’urgenza di manifestare non per questioni di visibilità politica, ma per una causa sociale di grande rilievo: la difesa dell’esistenza dell’ospedale di San Giovanni Bianco. Per comprendere il valore civico di questa azione è sufficiente andare a recuperare la memoria storica della nostra terra su questa tematica facendo presente, ad esempio, come già nell’epoca medievale era stata compresa l’importanza di avere sul territorio luoghi deputati alla cura delle persone al punto che, lungo le strade d’accesso alla città o nei pressi delle chiese, sorsero appunto luoghi di ricovero per poveri e viandanti malati.

Questa sensibilità portò, già verso il 1160 e anni successivi, ad attivare sul nostro territorio sei ospedali, fondati da laici o religiosi. L’impegno di laici devoti proseguì nei decenni successivi con la fondazione di altri dieci piccoli ospedali, sorti in vie allora di grande comunicazione.  P er comprendere realmente l’iniziativa dei nostri sindaci – essi incarnano i valori della terra che sono chiamati a rappresentare – bisogna non perdere di vista il perché del loro gesto ovvero la tutela della libertà dei cittadini ad avere un ospedale di prossimità come appunto quello di San Giovanni Bianco.

Chiediamo così al Presidente della Comunità Montana Valle Brembana Jonathan Lobati di darci qualche aggiornamento

Presidente, la vostra iniziativa si è prestata a strumentazione mediatiche mentre avete rivendicato, alla William Wallace, un diritto dei cittadini: qual è la problematica che vi ha fatto scendere in strada?
Siamo scesi in strada per difendere l’Ospedale, i suoi servizi e per rimarcare il diritto fondamentale ad avere una buona sanità non troppo lontana da casa. In poche parole chiediamo gli stessi servizi che garantisce l’Ospedale di Piario all’alta Val Seriana, nulla di più, ma neanche nulla di meno.

Avete avuto l’incontro con il Prefetto di Bergamo sulla questione delle sanzioni comminate dalla Digos: com’è andata?
Incontro cordiale e positivo, il Prefetto ha voluto rimarcare il ruolo impriscindibile che rivestono i Sindaci nella struttura dello Stato. Inoltre si è preso l’impegno di sostenere le nostre battaglie per l’Ospedale di San Giovanni Bianco e questo ci fa piacere. Ora prepareremo le nostre memorie difensive, nel solco di quanto abbiamo anticipato al prefetto nell’incontro di ieri.

Quali scenari futuri ipotizza potranno verificarsi per la sopravvivenza dell’ospedale a seguito di questi ultimi giorni?
Aspettiamo una risposta da parte di Regione Lombardia, come ha già fatto in passato. Servono risorse, per gli investimenti ma serve anche e soprattutto il capitale umano, perché la sanità è fatta di persone, pazienti da un lato e personale sanitario dall’altro. Aspettiamo in valle il Vice Presidente Moratti, per ascoltare le nostre preoccupazioni e per vedere che progetti ha Regione sul nostro ospedale che deve tornare a essere un presidio permanente e non part time con un buon pronto soccorso, ben supportato da un congruo numero di anestesisti, e per vedere operativi almeno i reparti di chirurgia e ortopedia oltre a quello di Medicina che già funziona.

E poi?
Chiederemo inoltre di individuare una “specialità spot” che renda questo ospedale punto di riferimento per quel tipo di patologie in tutta la provincia. Siamo pronti ad accettare la sfida dell’Ospedale di Comunità, se intesa come un servizio integrativo ( e non alternativo) all’attuale struttura ospedaliera, perché il tema delle cure intermedie è una necessità per un territorio come il nostro, con una popolazione con età media piuttosto elevata.

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Autore

Alessandro Grazioli

Marito e papà di 4 bambini, laureato in Giurisprudenza presso l’Università Statale di Milano, Business Unit Eticapro, Consigliere Comunale, scrittore di libri per l'infanzia, divulgatore e influencer sociale su Socialbg

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