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Per la serie di incontri “Il linguaggio della fine. Letture per un’idea moderna di Apocalisse“, il santuario della Madonna della Castagna ha ospitato Marco Carobbio (docente di Storia moderna dell’Università di Bergamo e collaboratore della biblioteca Mai). Ha parlato del romanzo La strada di Cormac McCarthy, nella accurata traduzione di Martina Testa per Einaudi. Uno stile secco, asciutto, nervoso, dove le parole sono esatte al posto giusto, scevre da qualsiasi ridondanza retorica, i dialoghi essenziali.

Il testo affronta il tema della Apocalisse attraverso il rapporto di alterità tra un padre un figlio in mondo distrutto dal nucleare e trasformato in un luogo buio, freddo, senza vita, abitato da bande di disperati e predoni dedite al cannibalismo per sopravvivere. Il padre e il figlio ingaggiano una sfida: sopravvivere il più a lungo possibile alle violenza. Le loro parole, a volte di una tenerezza disarmante nella cornice di un mondo grigio, rappresentano la speranza. “Una speranza – ha spiegato Carobbio – filtrata dall’uso della parola di padre che ha la sua unica ragione di esistere nell’amore di suo figlio“. L’uno era per l’altro il proprio mondo. Si abbracciano in una oscurità senza nome. Nel figlio, il padre ritrova il senso della divinità.

– Ce la caveremo, vero, papà?
– Sí. Ce la caveremo.
– E non ci succederà niente di male.
– Esatto.
– Perché noi portiamo il fuoco.
– Sí. Perché noi portiamo il fuoco.

La figura del padre al centro del romanzo “deve cercare di portare avanti il proprio concetto di speranza, per fare in modo che il figlio rimanga umano, in un mondo dove i pochi sopravvissuti sono perlopiù diventati disumani, dediti a cannibalismo e violenza. Deve cercare di preservare una forma di purezza, l’idea che suo figlio sia una creatura di Dio, attraverso, soprattutto, l’uso della parola“. La strada, che dà il titolo al romanzo, è il concetto centro del capolavoro di McCarthy; non bisogna mai fermarsi nemmeno nella comodità di un bunker (pieno di cibo, acqua e vestiti) trovato a metà del loro cammino per raggiungere il mare. Un cammino dove tocca sempre di più al figlio prendere sulle spalle la speranza che il padre sta perdendo nell’assecondare la disperazione (il bambino era l’unica cosa che lo separava dalla morte).

Ultima serata venerdì 23 dicembre dove il parroco di Fontana, don James Organisti, si concentrerà in una relazione dal titolo «La fine e il fine. Il significato biblico dell’apocalittica». Info e prenotazioni, 339-7495855.

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