Biondi immobiliare

In tutto il mondo si sta verificando uno strano fenomeno delle grandi dimissioni ovvero sempre più persone si licenziano dal posto di lavoro.

Gli economisti accademici ne parlano da alcuni anni e si sono inventati la definizione di «grandi dimissioni». Per loro è una stranezza, perché storicamente i lavoratori si licenziavano soltanto quando avevano la certezza di poter presto essere assunti da un’altra parte – ovvero quando l’economia era in salute.

Oggi la retorica più diffusa è invece quella della crisi, e la disoccupazione è alta. Eppure la gente si dimette lo stesso.

Per molta parte della stampa mainstream il fatto è quasi inspiegabile, tanto che se parla proprio quando i dati sono davvero eclatanti. Buon ultimo ci è arrivato, per esempio, l’Eco di Bergamo cartaceo, che lo scorso 18 aprile ha pubblicato in proposito articoli di Francesca Belotti, che ha intervistato la sociologa Vera Lomazzi dell’università di Bergamo.

I dati nella nostra provincia testimoniano di 42˙244 dimessi nel corso dell’anno 2022, un dato mai registrato. Nel 2018 i dimessi furono 30˙702. L’aumento è di oltre il 40%.

Questo fenomeno è così diffuso a livello mondiale da essere ormai registrato nelle enciclopedie (la Wikipedia online ne parla al link: https://it.wikipedia.org/wiki/Grandi_dimissioni).

Il tasso di dimissioni considerato fisiologico si aggirava intorno al 2,4% al mese (negli anni 2000÷2019 nel territorio più studiato, cioè gli Usa). Dopo la pandemia da Covid 19 era salito fino all’8,6%. Con la fine della pandemia non è tornato come prima bensì è rimasto alto.

In sintesi, milioni di persone si licenziano se il lavoro non le soddisfa dal punto di vista delle aspirazioni personali, e/o è pagato meno di quanto si aspettano.

Chi si dimette da un lavoro dipendente diventa imprenditore? Non sempre, e anzi i dati del lavoro indipendente sono in calo come quelli del lavoro dipendente.

Allora chi si dimette cerca lavoro presso altre aziende? Anche in questo caso, non sempre.

Nella ricerca pubblicata da l’Eco, con dati di Confindustria Bergamo, le dimissioni sembrano avere un aspetto generazionale, nel senso che coloro che si dimettono di più sono nella fascia d’età tra i 20÷24 anni, con diminuzioni costanti per ogni scaglione di 5 anni fino a coloro che hanno 70÷74 anni, i quali si dimettono anche se non hanno il paracadute della pensione.

Sono le stesse fasce d’età dei cervelli in fuga. Vanno a lavorare dove si sentono apprezzati (magari all’estero) e dove incidentalmente gli stipendi sono più alti – ne abbiamo parlato anche qui su SocialBg (al link: https://www.socialbg.it/aumento-degli-stipendi-nel-mondo-in-italia-si-abbassano/).

Il mondo sta cambiando, il presente è tutt’altro che eterno.

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Autore

Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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