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Lo dice Platone: è proprio del filosofare essere pieni di meraviglia (Teetéto). Aristotele aggiunge (Protreptico): lo stupore originario è non solo della filosofia ma anche del mito. Si prova stupore davanti agli astri e dalla causa delle cose ma anche il sapere mitico è abitato dal desiderio di sapere. La filosofia parla dell’acqua principio di tutto e il mito racconta di Oceano e l’origine del mondo. C’è stupore per il cielo stellato e per la non-proporzionalità nel triangolo tra lato e ipotenusa.

Lucrezio (De rerum natura) – fortunosamente ritrovato dall’umanista Bracciolini nel Monastero di San Gallo (1417) – racconta l’origine della vita, degli animali, dell’uomo. “Tentò la terra in quel tempo di procrear altri mostri”; e l’uomo “non ancora gagliardo da attraversare i profondi mari” “non ancora guidatore del curvo aratro né tale da saper ammollire col ferro il suolo” “Né tale da servirsi del fuoco né all’uso di costumanze e leggi, da invocare pavido nella notturna ombra il giorno e il sole”. E perciò ancora senza stupore perché non consapevole.

Vico riecheggia Lucrezio quando parla di bestioni nei boschi, in disordinato concupire, senza padre né padre: “finché diradatosi la vegetazione richiamati dal tuono e dal fulmine alzarono lo sguardo e scoprirono il cielo, e si stupirono vedendo il sole e le stelle, la luna e le cose, or questo or quello”. Con l’uomo consapevole nasce la meraviglia. Continua Lucrezio: “Si procurarono in seguito capanne e fuoco, e videro i padri nascere i propri figliuoli” e col vivere sociale “presero a stringere rapporti i vicini, “e capire coi gesti e suoni inarticolati esser giusto che tutti abbian rispetto dei deboli. Chi li spinse a foggiare con vari suoni il linguaggio fu la natura, e il vantaggio produsse i nomi alle cose”.

L’uomo capisce e risponde. Usa il linguaggio. Così l’infante si accorge di essere in relazione e si agita e grida. “Se le diverse impressioni adunque fan che le bestie, che pur non han la parola, emettan voci diverse, quanto è più ovvio che l’uomo abbia così, con le varie voci, potuto indicare la varietà delle cose!

La parola è segno e condivisione. Si accompagna al pensiero l’emozione, la paura o la gioia, la speranza o la delusione. La parola è sì calcolo come diceva Platone accennando a ciò che avvenne tra Medi e Persiani nel mezzo della battaglia: un’eclisse di sole li lascò sgomenti perché non sapevano calcolare. Ma non è vocabolo fisso, astratto, identico, per ogni tempo e luogo, la parola è vita, aperta alla meraviglia.

Spiega Nietzsche in Genealogia della morale. “L’uomo è l’animale cui è consentito far promesse: questo il compito impostogli dalla natura”. Impara a disporre del futuro, a pensare secondo causalità, a vedere il lontano come presente, a valutare quel che è scopo e quel che è mezzo. Tale è il peculiare lavoro dell’uomo su se stesso. Parla di eticità dei costumi. A Kant che parla di imperativo morale secondo il quale l’uomo ha una voce in sé che lo guida e che gli impone di aiutare il fratello e anche il nemico in difficoltà, Nietzsche ribatte che di fatto l’uomo si lascia guidare dal giudizio ipotetico, dal calcolo: faccio questo per ottenere quello. Ed è lungo il cammino che porta all’eticità dei costumi. Progressivamente l’uomo costruisce relazioni e attraverso parole, gesti, uso del corpo, convivenze crea l’accordo. Dalla piccola comunità, dalla famiglia, dal gruppo, giunge a sentimenti sociali, ampi e condivisi.

Miracolo della meraviglia? Ne troviamo già traccia nell’Antighttps://amzn.to/3qHamsqone (Euripide). “Molte le cose straordinarie, nulla più dell’uomo. Egli avanza oltre il grigio mare, l’uomo ingegnoso che instancabile calca la terra, a caccia di prede, pieno di strattagemmi per catturare prede, dal volatile pensiero, con sentimenti di convivenza, che dà valore al male e al bene, dall’intelligenza creativa e si diletta del bello”. E tuttavia, anche   animale terribile e tracotante!


Sintesi di Mauro Malighetti della lezione di Carlo Sini all’Auditorium del Liceo Mascheroni di Bergamo (9 novembre 2021) nell’ambito della programmazione di Noesis


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