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Socane.. cosa sono? Dove si trovano? A cosa servono? Risposte pressoché impossibili per chi ha meno di 30 anni e non ha familiarità con il bergamasco. Adesso, grazie al poeta Maurizio Noris, il Museo Etnografico della Torre di Comenduno di Albino fa da cornice a un’installazione organico poetica di socane dal 2 al 10 luglio.

A cüre socane è il titolo della installazione. Tradotto: “Io curo ceppaie“. Per ceppaia lo Zingarelli dà questa definizione: “Parte della pianta che rimane nel terreno dopo il taglio del tronco vicino a terra“. Ma in italiano ceppaia non rende l’idea. Più efficace il termine bergamasco: socana, che deriva da sòch (ceppo). Il sogno di Noris è che proprio socana entri a pieno titolo nello Zingarelli con il suo carico di evocativa sonorità.

Un progetto che prende forma nel lockdown pandemico. “Il progetto – spiega Noris – si sarebbe dovuto chiamare “Da quando l’è mort ol Franco a cüre socane e cunfidanse”. Franco è Franco Loi, il poeta milanese d’adozione morto il 4 gennaio 2021 legato da una profonda amicizia con Noris. Di Noris è l’ultima intervista al poeta de Stròlegh, in ricordo di un altro grande poeta Achille Serrao. (il video su YouTube). “È stato a Franco – continua Noris – che per primo ho confidato, qualche settimana prima della sua morte, quella passione che mi stava nascendo per le socane durante le mie passeggiate nel bosco“.

Il lavoro di Noris non ha nulla a che fare, per esempio, con quello dell’artista Cesare Benaglia che dalle socane ricava opere d’arte. Noris, semplicemente, le pulisce, le sgrezza, toglie loro il superfluo, il marcio, per mostrare l’afflato della natura che incorporano. Al Museo Etnografico di Albino sono esposte 20 socane, ad ognuna delle quali Noris ha dedicato una poesia inedita da ascoltare impiegando una tecnologia digitale dei giorni nostri: il QR code.

L’installazione A cüre socane è curata da Marco Noris, si avvale di un catalogo delle edizioni Tera Mata, con la prefazione di Gabrio Vitali e i disegni di Ivano Castelli. Sarà visitabile tutti i giorni dalle 18 alle 22 fino a domenica 10 luglio.

Sabato 9 luglio alle 20.45 ci sarà un incontro, coordinato da Gabrio Vitali, con la poesia di Paola Loreto, Alfredo Panetta e Ferruccio Giuliani.

In effetti, – scrive Gabrio Vitali c’è una relazione non solo metaforica fra il lavoro di estrarre e ripulire le socane, quel grumo originario, intrecciato e duro delle radici di un ceppo d’albero, e quello di scavo e di tornitura della lingua altrettanto originaria, intrecciata e dura del suo dialetto materno, ancora vivo e parlato in quel di Comenduno di Albino. (…) Scavare e riportare alla luce le socane dure, compatte, ramificate e resistenti del suo dialetto, diventa per Maurizio un lavoro poetico sulla materia matriciale del proprio pensare e sentire la realtà del mondo e degli uomini. E un modo per dare voce a una comunità solidale di appartenenza, nel passato come nel presente, con la quale si è condiviso e si condivide un modo di fare esperienza della vita e, insieme, una lingua per raccontarne e raccontarla. La lingua originaria della socana. E della sua grande poesia“.

LA CARTOLINA D’INVITO

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