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Rocco Scotellaro nasce nel 1923 a Tricarico, nel cuore della Basilicata sul confine tra le due province di Matera e Potenza, un lembo di terra inciso dai fiumi Basento e Bradano dove le sinuose argille pettinate a cereali e (oggi) a zafferano che scendono dalle Murge rotolando verso Sud, si arenano contro le guglie di pietre pertose piegate come canne al vento, così somiglianti alle Odle sopra il Col Raiser da farle meritare l’appellativo di Dolomiti lucane. L’Alfonso a me caro nasce, invece, due anni dopo a Vietri di Potenza, una ottantina di km più ad occidente, sul confine tra la Basilicata e la Campania: oltre, si apre la piana del Sele, terra di bufalari come il Montefusco Cosimo fu Nunziante, classe 1936, di Eboli, come da meravigliosa intervista fatta proprio da Rocco Scotellaro nel ’53, tre mesi prima di morire: Cosimo potrebbe essere ancora vivo, se questo messaggio nella bottiglia dovesse approdare su qualche radar dotato di informazioni al riguardo, prego fare sapere, grazie.

La Basilicata, terra di confine e di confino, fu resa nota al mondo da Carlo Levi, nel ’35 spedito al confino a Grassano (Matera) dal regime fascista per il suo essere antifascista: allora la Digos non c’era ancora, ma lo identificarono ugualmente, andarono a prenderlo in Piemonte, e lo spedirono in un posto dove Cristo non era ancora arrivato perché si era fermato prima, ad Eboli, e dove conobbe e divulgò un mondo arcaico e bellissimo, da conservare ma bisognoso di rivoluzione. Conobbe anche Rocco Scotellaro e ne divenne primo sostenitore e mentore, quel ragazzo dal pelo rosso e lentigginoso sembrava ancora più giovane della sua gioventù. Di famiglia umile ed intelligenza spiccata, riuscì a studiare presso i preti, nel ’43 si iscrisse al partito socialista e nel ’46 fu tra i primi sindaci della neonata Repubblica italiana: aveva solo 23 anni, sconfisse DC e PCI, che non la presero bene, si impegnò per il riscatto dei diseredati, costruì senza soldi pubblici e solo con aiuti volontari il primo ospedale in un paese lucano, sfamò gli affamati: DC e PCI la presero peggio, fu oggetto di “rapporti riservati” per essere un sospetto sovversivo, venne incriminato di peculato, concussione, truffa e associazione a delinquere, e venne gettato in galera senza processo per 45 giorni.

Per lui si mobilitarono in tanti ultimi e alcuni primi, in testa Carlo Levi e Manlio Rossi Doria: il tribunale di Potenza lo prosciolse da ogni accusa e lo liberò, sottolineando le vergognose motivazioni POLITICHE e NON GIUDIZIARIE di quel procedimento. Scotellaro lascia il carcere ma, provato, lascia anche il ruolo di Sindaco e la politica attiva, va a Portici per dedicarsi agli studi e alla scrittura di libri (rimasti incompiuti) e poesie incentrati sulla sua terra ed i suoi contadini, tutta pubblicazione postuma che gli faranno meritare la fama di poeta della libertà contadina. Non sapremo mai come sarebbe andata senza quel caso di malagiustizia, che, sappiamo benissimo, purtroppo non resterà un caso isolato. In quegli stessi anni Pasolini veniva ingiustamente accusato di corruzione di minorenni e atti osceni in luogo pubblico e doveva lasciare il Friuli: per un curioso richiamo storico e sociale, nel decennio successivo porterà a Matera il suo Vangelo in un meraviglioso atto di denuncia e di salvezza di quei posti simbolo di arretratezza e sfruttamento. In seguito, simili saranno le vicende, ad es., di Danilo Dolci con i “banditi” di Partinico e, per restare ai giorni nostri, la vicenda di Mimmo Lucano a Riace: si sono distrutti modelli sociali che funzionavano, solo per bieca faziosità politica (venitemi a prendere pure amme’…).

Passavo ore ad ascoltare l’Alfonso a me caro, mi raccontava della sua infanzia, del suo essere bracciante anche lui come tutti, o quasi, in Basilicata, dell’educazione alla giacchetta nera di Balilla prima ed Avanguardista dopo, segno della croce ed Eja Eja, Alalà, e di quando nel ’43 vide passare sulle strade polverose le truppe tedesche e poi quelle alleate senza capire bene cosa stesse accadendo, la paura davanti ai teschi simbolo delle SS, e la curiosità per i primi neri tra gli alleati. Ma soprattutto mi ha sempre raccontato di un Sindaco di Vietri, nell’immediato dopoguerra, che era di sinistra ma tutti lo votavano, compreso lui, perché era una persona buona ed un bravo Sindaco, requisiti che non hanno barriere.

Stessa epoca, solo una ottantina di km più in qua rispetto alla contemporanea storia di Scotellaro. Alfo’, Le hanno messo addosso una giacchetta nera da piccolo e Le hanno insegnato a rispettarla, ma non basta per essere fascista. E l’ha dimostrato per una vita intera, anche quando ha lasciato la Basilicata, come tanti, per cercare futuro al Nord, guadagnandosi una divisa da poliziotto che ha onorato sentendola come servizio e responsabilità e non come premio o, peggio, potere. Era fiero del rispetto reciproco con quelli dall’altra parte delle barricata, con i giovani, con gli extracomunitari, di non aver mai sparato un colpo, anche quando avrebbe potuto, anzi di aver avuto encomi per aver convinto il dirimpettaio a deporre le armi con l’uso sapiente delle parole, come faceva Scotellaro per le sue battaglie.

Rocco Scotellaro era nato il 19 aprile del 1923, 100 anni fa, ed è morto per infarto a soli 30 anni il 15 dicembre 1953, settant’anni fa esatti. Ad Alfonso è andata meglio, è tornato chissà dove due anni fa a 95 anni, entrambi mi hanno dato tanto, con modi diversi ma con intelligenza ed anima aperta all’altro. Per me una sorta di coast to coast tra di loro, “Ba-ba, Basilicata, tu che nei sai, l’hai vista mai? Basilicata is on my mind”, a Rocco Papaleo lo concediamo per cultura e radici, non lo concediamo ai tanti barbari che premono sulle nostre teste, capeggiati da quei patrioti che, dopo aver istituito l’ossimorico Ministero del Made in Italy, ci “spezzano le reni” esortandoci a riflettere su quanta fatica ci voglia a costruirsi una destinescion con una brend reputescion…. Ma vaffanculescion! Fa più danni l’ignoranza burina e arrogante dopata di potere, che il terremoto irpino-lucano (e venitemi a prendere, vi aspettescion con i peperoni cruschi al cioccolato fondente, almeno imparate qualcosa. Satisfescion).

I libri di Rocco Scotellaro

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