Biondi immobiliare

A volte basta poco, a Galileo Galilei è bastato un cannocchiale, trovato sulle bancarelle padovane di mercanti olandesi (quelli che, insieme agli inglesi, seppero trarre maggior profitto dalle scoperte spagnole delle Americhe), per dare una svolta alla sua vita di accademico già affermato, e a quella di tutti noi che siamo venuti dopo.

Scrisse al Doge di Venezia le meraviglie marinare del cannocchiale spacciandolo per sua invenzione, ricevendone in cambio grandi compensi economici (costume italico, l’aveva già fatto anche il sommo Leonardo millantando al Moro di Milano invenzioni che non aveva mai realizzato né mai realizzerà). Galileo, a differenza di tutti gli altri, anziché puntare il cannocchiale sulle finestre dei vicini per curiosare in casa d’altri, lo sviluppò con l’aiuto del gesuita Paolo Sarpi (omaggio al nostro liceo, nds), e lo girò verso l’alto per indagare il cosmo, capovolgendolo: riuscì a provare ciò che Copernico aveva già enunciato, ribaltando il millenario concetto di mondo basato sulla convinzione aristotelica-tolemaica che tutto quello che sta in cielo, l’Empireo, sia perfetto in quanto sede del Dio creatore, e tutto gira intorno alla terra, regno dell’uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio.

Scoprì che la luna è fatta di monti, valli, asperità come la terra, e quindi non è perfetta, che gira attorno alla terra la quale gira attorno al sole, così come Marte, Giove e gli altri pianeti che Galilei riuscì ad indagare col perfezionamento di quell’invenzione olandese. Su quel teorema geocentrico la Chiesa aveva costruito il suo potere, e si era autoproclamata cristiana nonostante Cristo non avesse mai parlato di tutto ciò, in particolare di potere temporale e gerarchie ecclesiastiche intabarrate in ricchi paludamenti per ermetiche liturgie e diventando di fatto una “fabbrica dell’obbedienza“: una cosa è il Cristo, altra cosa l’interpretazione che l’uomo ha fatto del Cristo a proprio uso e consumo. Fatto sta che Galilei fu messo sotto osservazione dalla Santa Inquisizione ed invitato ad un “ossequioso silenzio“, cosa del resto che si è fatta anche in tempi recenti, vedi ad es. l’ancora Cardinal Ratzinger, dottissimo teologo, nei confronti di religiosi impegnati a favore dei poveri (evidentemente tacciati di comunismo, secondo il celebre assunto del Card. H. Camara): il Galilei obbedì fin quando al soglio di Pietro ci andò Urbano VIII, suo amico, per cui pensò di pubblicare impunemente i “Dialoghi sopra i due massimi di sistemi”, in cui due interlocutori espongono le rispettive teorie comologiche.

Sbagliò i conti, il Papa s’infuriò perché scrisse il libro in volgare, lingua che in tanti del “popolo” conoscevano, anziché nel latino per soli dotti, e perché il sostenitore della teoria geocentrica lo chiamò Simplicio, nome che sapeva di scherno nei confronti della Chiesa. Chiamato a Roma e rinchiuso nelle stanze della Santa Inquisizione, il 22 giugno del 1633, 390 anni fa esatti, abiurò solennemente a tutte le sue idee, rinnegandole per salvarsi la vita. Lecito, tuttavia non si può non pensare ad un suo contemporaneo, il frate nolano Giordano Bruno, al quale tra l’altro “soffiò” la Cattedra di matematica di Padova, che pur di non rinunciare alle sue idee sugli infiniti mondi, finì al rogo in Campo dei Fiori, nel febbraio del 1600.

Erano anni in cui il mondo stava cambiando, si entrava nel ‘600 e l’uomo entrava nell’epoca moderna, la scienza cominciava ad indagare la natura anziché limitarsi a contemplarla: la Chiesa continuerà a difendere con le unghie ed i denti le sue liturgie, mentre l’uomo comincerà a credere nelle “umane e progressive sorti” date dalla scienza e dalla tecnica, fino all’alba dell’Intelligenza Artificiale, che a me così intelligente non sembra, se non per indurci ad abbandonare per sempre l’uso del nostro cervello e del pensiero. “Dio è morto“, lo disse Nietzsche e lo cantò Daolio per Guccini, con cosa lo sostituiamo, con l’Intelligenza Artificiale? Sono un tecnico, so che non si torna indietro, ma credo si possa anche evitare di andare troppo avanti, oltre il limite dell’umano: nel rinnovato Dialogo sui due massimi sistemi, oggi Chiesa e Scienza/tecnica, forse è arrivato il momento in cui certe abiure non sono più segno di debolezza, ma di saggezza.

Parafrasando Goethe, “Fermati uomo!“, il rischio è di finire come l’Ulisse dantesco, che ha osato andare a scoprire cosa ci fosse oltre le colonne d’Ercole, facendo naufragare tutti i suoi compagni di viaggio. Prospettiva quanto mai attuale: e poi non si dica che nessuno l’aveva detto…

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