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Il 24 ottobre 2005 muore Rosa Parks, la sartina nera di Montgomery, profondo Sud Usa ostinatamente razzista e segregazionista, che a 42 anni con un semplice NO ha cambiato la storia, americana ma non solo. Il 1 dicembre 1955 Rosa Parks si rifiuta di cedere il posto ad un bianco appena salito sull’autobus in cui siede, viene arrestata e incarcerata: stavolta i “nigger” reagiscono, ci vuole la forza e il coraggio di un giovane di nome Martin Luther King per contenere la reazione nella protesta civile. Per ben 381 giorni i neri non prenderanno gli autobus, mandando in rosso i conti dell’azienda trasporti, ma soprattutto iniziano le manifestazioni di protesta nonviolenta e di disobbedienza civile contro la discriminazione razziale e per i diritti civili, che caratterizzerà tutti gli anni 60, fino all’omicidio di M. L. King nel 68 e oltre.

Il 13 dicembre 1956 la Corte Suprema degli Usa dichiara incostituzionale la segregazione sui mezzi pubblici, una vittoria, ma per Rosa cominciano altri guai: perde il posto di lavoro, subisce umiliazioni e minacce di morte, è costretta ad emigrare, a Detroit, dove vive in un’umile, piccola casetta di legno, poco più di una baracca, insieme alla famiglia di suo fratello, 16 in tutto, Rosa dorme sul sofà. Nel 1982 la crisi dell’auto la costringe ad andare altrove, quella casetta, insieme a tutto il ghetto per neri, deve essere abbattuta per lasciare spazio alla speculazione edilizia, senonché un artista newyorkese, Ryan Mendoza, la compra salvandola dall’oblio per farne un progetto artistico che ha chiamato “Almost home“, Quasi a casa.

Mendoza ha lanciato l’appello, e Napoli ha risposto subito “Presente“, ospitando l’umile casetta niente di meno che nel cortile d’onore del Palazzo Reale, uno dei più grandi palazzi al mondo, simbolo di ricchezza e potere. Sul cortile d’onore s’affaccia lo Scalone d’onore, per Montesquieu il più bello esistente all’epoca (‘700), che conduce all’ambulacro da cui si accede agli appartamenti del viceré. Il forte contrasto tra sfarzo e povertà è ancora più significativo in una città come Napoli, capace di tutto e del suo contrario, ma sempre aperta e generosa con tutti.

Napoli è “miseria e nobiltà“, da Capitale del Regno a ricco forziere depredato dai piemontesi, da Scarpetta a Totò fino a Rosa Parks e la sua baracca, molto simile ai “bassi” napoletani, eppure nel cuore del Palazzo: Napoli è “mille culure“, compreso il nero di Rosa ed anche il “nero a metà”, che proprio a Napoli ha trovato il suo riconoscimento: Napoli è “mille paure”, comprese quelle dei pregiudizi e delle discriminazioni, conosciute sulla sua pelle: Napoli è anche “a voce de’ criature“, come quella di Rosa Parks che dall’umile casetta ancora oggi – purtroppo – ci dice “I can’t breathe” (Non riesco a respirare), e ci ricorda che c’è ancora molta strada da fare contro il razzismo e le discriminazioni, a favore del diritto alla vita e alla dignità di ogni persona. Il viaggio è lungo, sull’autobus c’è posto per tutti.

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