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Via l’assessore Gallera, con il rimpasto della propria giunta il presidente Fontana trova finalmente coraggio e si oppone con tutte le sue forze, compreso un ricorso al giudice amministrativo (Tar), alla classificazione in zona rossa della Lombardia. Quella che ha decretato la chiusura dei negozi in mezzo ai saldi, per intenderci. Il giudice amministrativo giovedì 21 gennaio invece che decidere chiede un supplemento di informazioni rinviando la sentenza a lunedì, per vederci chiaro. Sapendo tutti che ieri, venerdì 22, la settimanale cabina di regia dell’Istituto Superiore di Sanità avrebbe rivisitato le classificazione territoriali sulla base dei nuovi dati settimanali di contagio ampiamente positivi, tali da garantire l’uscita lombarda dalla zona rossa.

Sembrava una via di uscita per evitare alla magistratura di dirimere una matassa così intricata e pericolosa, sanitariamente, economicamente e anche politicamente. Ma ieri il colpo di scena, l’approfondimento sui dati andava fatto davvero. Gli statistici della Regione Lombardia in presenza di un tampone positivo registrano il contagio, ma in assenza di un tampone negativo anche a mesi di distanza non registrano la guarigione. Quindi nel tempo si sono accumulati decine di migliaia di lombardi che non guariscono mai, magari asintomatici fin da principio la cui condizione è stata tracciata solo nella fase iniziale e di cui poi la burocrazia sanitaria ha perso le tracce. Sono rimasti in un limbo, che ha trascinato il commercio nell’inferno.

I dati della Lombardia solo oggi finalmente si scopre sono sempre sembrati peggiori di quello che erano davvero per un cocktail micidiale di sciatteria, burocrazia e presunzione. Succede solo oggi perché la politica regionale ha, dopo mesi di latitanza, forzato il sistema dei Cts regionale e nazionale, facendo emergere questo quadro devastante per cui era funzionale a queste nuove rampanti burocrazie, quelle dei Pregliasco per citare un personaggio sempre in TV e sul giornale locale dominante, mostrare la crisi sanitaria a tinte ancora più fosche della tragica realtà.

Certo la Regione non fa una bella figura, di fatto ha ricorso al Tar contro se stessa. L’unico modo però per far saltare il tappo dei padroni dei dati, dei burocrati della “scienza” che hanno preteso di governare le nostre vite e le nostre scelte senza esserne capaci. Ho letto stamattina un’intervista all’ex assessore Gallera in cui sostiene che la sua famosa corsetta con amici fuori comune durante il lockdown è servita a cambiare le regole, perché oggi il suo comportamento allora vietato invece è ammesso. Riconosco la stessa sciatteria, burocrazia e soprattutto presunzione. Resta una sola domanda: ma ora chi paga?


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