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Nella rappresentazione natalizia delle attività promosse dal Centro Studi Valle Imagna e dalla Fondazione Legler per la Storia Economica e Sociale di Bergamo spicca l’imminente pubblicazione della certosina ricerca dal titolo Teatri minori di Bergamo nell’Ottocento. L’attività teatrale fino all’avvento del cinema di Luigi Pilon con prefazione di Marcello Eynard.

Il pregevole contributo di Luigi Pilon va a colmare un vuoto nel panorama teatrale storico della città di Bergamo e s’inserisce, sotto il profilo della continuità, nel percorso di studio avviato da Francesca Fantappiè sulla società bergamasca e l’organizzazione dei teatri pubblici tra Seicento e Settecento (“Per teatri non è Bergamo sito”, Fondazione per la Storia Economica e Sociale di Bergamo, 2010), estendendo il campo d’indagine sino a tutto il diciannovesimo secolo.

Scrive Luigi Pilon nella sua presentazione:

“Nell’Ottocento, i teatri maggiori di Bergamo erano due: il Riccardi e il Sociale. Il Riccardi, così chiamato dal nome del suo proprietario Bortolo Riccardi, funzionava solitamente nella stagione di Fiera, aperta a Bergamo Bassa dall’ultima settimana di agosto alla prima settimana di settembre; il Sociale, detto anche Teatro della Società, o della Nobile Società, era aperto in Città Alta nella stagione di carnevale, che andava dal 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, fino alla Vigilia delle Ceneri.

Sui due teatri d’opera costruiti secondo il modello dei teatri all’italiana, con pianta a ferro di cavallo, file di palchi e loggione abbiamo due monografie che ne fanno la storia dettagliatamente. Mancava, invece, una storia esauriente dei teatri minori di Bergamo, che tuttavia hanno svolto nel secolo XIX, una funzione non secondaria nella comunità bergamasca, sia sotto l’aspetto culturale sia sotto quello dell’intrattenimento, una storia quindi meritevole di essere illustrata e che qui presentiamo.

Un elemento che mostriamo subito come discrimine tra gli spettacoli dei teatri maggiori e quelli dei teatri minori è che nei teatri minori non erano le opere a esservi date prevalentemente, come nei maggiori, ma spettacoli misti, composti di brani musicali – vocali e strumentali – e commedie dove gli interpreti erano molto spesso dei semplici dilettanti che si esibivano gratuitamente. La messa in scena di tali spettacoli però comportava ovviamente delle spese (basti pensare all’orchestra) e per risolvere questo problema erano i soci stessi delle società teatrali a tassarsi versando annualmente piccoli contributi. Purtroppo la documentazione, concernente la vita amministrativa di tali teatrini, è andata dispersa (con l’eccezione del teatrino di S. Cassiano) e tutto ciò che siamo riusciti a trovare circa la loro attività lo abbiamo reperito sui giornali cittadini e poche altre fonti, le quali tuttavia ci hanno permesso di ricostruire con una certa completezza la cronologia degli spettacoli”.

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Autore

Antonio Carminati

Direttore del Centro Studi Valle Imagna

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