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In questo, come in altri interventi di papa Francesco, viene indicato un metodo che andrebbe custodito con attenzione, non solo dalla Chiesa. Che esige, prima di ogni azione, una riflessione, un discernimento lucido, realistico, del presente. Un invito a ritornare a pensare. Perché tornare a pensare è la prima sfida a cui siamo chiamati. Serve tempo per pensare il tempo. Perché il tempo in cui viviamo – quello che i sociologi chiamano della post modernità – sta riscrivendo radicalmente le istruzioni per vivere. E le istruzioni del vivere insieme. E ha messo in crisi – anche se spesso ci ostiniamo a non vederlo – istituzioni, associazioni, sindacati e chiese. Ci siamo accorti, a volte in modo brutale, appena ripresi dal lungo tempo di lockdown. Dunque, prima ancora che dire “cosa fare” sarebbe utile ritornare a pensare. Perché, altrimenti, è un girare a vuoto sterile. Per questo, ancora di più dopo quanto è accaduto in questi mesi, oggi serve rivedere le mappe.

Quando frequentavo le elementari sulla parete dell’aula faceva bella mostra la carta di Mercatore. Era la proiezione proposta nel 1569 dal geografo e cartografo – fiammingo di nascita ma tedesco di origine – Gerardo Mercatore. Una carta concepita essenzialmente per agevolare il tracciamento di rotte sulla superficie terreste. Ma per le sue modalità di costruzione, distorcevano in maniera drastica le effettive proporzioni tra le superfici dei vari continenti. Producendo una rappresentazione che gli adulti come me hanno introiettato: l’Europa, molto più grande rispetto all’area reale, si trovava al centro del mondo (e al centro dell’Europa c’era la Germania, patria elettiva del geografo). Più di 400 anni dopo, lo storico e cartografo tedesco Arno Peters ha realizzato una Carta – che prende il suo nome – con l’obiettivo di mante – nere le proporzioni, attraverso una scomposizione del mondo in 100 parti orizzontali e 100 verticali e a una rappresentazione che mantiene sempre gli ortogonali, su un piano a due dimensioni, i meridiani e i paralleli. Quello che Peters ha voluto recuperare – anche attraverso il rispetto delle dimensioni di ogni singolo Paese – è stata la dignità di ogni popolo, la sua giusta dimensione. Una lettura “anticoloniale” che dà al Sud del mondo la stessa importanza del Nord. Sapendo che ogni proiezione della sfera sul piano impone delle deformazioni ma Peters si è reso conto che l’esatta proporzione delle superfici andava a scapito dell’esattezza delle distanze. I continenti nella sua Carta assumono così una forma allungata. Dunque la Carta di Peters non è perfetta ma certamente più rappresentativa di quella di Mercatore.

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Autore

Daniele Rocchetti

Daniele Rocchetti è Presidente delle Acli di Bergamo riconfermato all'ultimo Congresso del 3 ottobre 2020

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