Biondi immobiliare

Un po’ come succede ai muli in montagna: a caricarli troppo schiattano dalla fatica. Un’analogia che sintetizza lo sfogo, in forma epistolare, che l’Anav regionale (Associazione Nazionale Autotrasporto Viaggiatori) fa recapitare ai politici al Pirellone all’indomani della furente tempesta che si è abbattuta sul trasporto pubblico in Bergamasca. Un fortunale che non accenna a placarsi visto lo scoperchiarsi del vaso di Pandora dei disagi patiti da chi il pullman non può fare a meno di prenderlo: studente, lavoratore o pensionato che sia. Massimo Locatelli (firmatario della missiva) è un fiume in piena. I nostri politici lombardi, bergamaschi compresi, che siedono in Parlamento si devono svegliare. Sono anni che le associazioni denunciano, senza ottenere ascolto, che il Tpl lombardo è sottopagato e che i trasferimenti da Roma alla Lombardia (852.921 euro su una torta nazionale di 5 miliardi di euro) sono inferiori del 25/30% rispetto a quelli di altre regioni italiane per via di parametri di suddivisione delle risorse vecchi di 30 anni che non tengono conto dell’incidenza della popolazione e della domanda. Senza dimenticare gli sprechi, per esempio, all’Atac di Roma dove il numero degli impiegati (8000) supera quello degli autisti (6500)”. Si chiede come possono le aziende garantire un servizio dignitoso se le risorse pubbliche (qui da noi!) sono sempre inferiori alle reali necessità e se le stesse risorse vengono liquidate con un ritardo anche di 365 giorni in un periodo nel quale le banche non aprono volentieri i borselli dei prestiti. Locatelli va al sodo della questione. “Oggi come oggi il Tpl (Traporto Pubblico Locale) a Bergamo vale circa 100 milioni di euro. Circa 60 milioni di euro arrivano dal pubblico gli altri 40 milioni di euro da biglietti e abbonamenti. Considerando che Bergamo è ancora una terra felice, in quanto “i portoghesi” sono specie rara, servirebbero altri 20 milioni di euro per garantire un buon trasporto. Con “buono” intendo dire che il 90% degli studenti bergamaschi viaggerebbe seduto”.


Locatelli si mette nei panni del viaggiatore abituale su una qualsiasi delle tratte “delicate” emerse con l’inchiesta dell’Eco di Bergamo. “Se devo dare un voto, come cittadino ignaro della dinamiche che scorroro sotto la superficie del Tpl, sottoscriverei un cinque stiminzito. Da operatore del settore, invece, mi do 9 perché l’ultimo che conosco che faceva i miracoli l’hanno messo in croce. Locatelli è stanco della sassaiola demagogica che piove sulle aziende del trasporto quando il vero problema è di natura squisitamente politica. Un argomento che sarà centrale il prossimo 23 ottobre nel convegno di Assolombarda con Virginio Digianbattista, braccio destro in tema di trasporti del ministro Graziano Delrio (scarica il programma). “Le aziende, in tutti questi anni, – scrive Locatelli in Regione – hanno fatto oltre il possibile per tentare di garantire un servizio dignitoso. Hanno acquistato decine di autobus seminuovi perché le risorse dedicate non arrivavano nella misura necessaria né da Roma né da Milano. Hanno dovuto subire tagli di trasferimenti di risorse in ogni caso ferme fin dal 2004 nonostante gli aumenti di tutti i costi. Inoltre hanno dovuto spendere risorse proprie affinché guardie giurate garantissero la sicurezza dei viaggiatori al posto delle Forze dell’Ordine nonché il controllo dell’evasione tariffaria”. E’ vero che senza il core business del Tpl noi come Locatelli Autoservizi probabilmente chiuderemmo – chiude Locatelli – ma non è giusto insultare le aziende, facendole passare per disoneste ed incapaci”.  Un solo esempio per far capire l’antifona: “Abbiamo fermi nel parcheggio quattro pullman in seconda mano, rimessi a nuovo, pronti a partire oggi stesso con una capienza di 520 posti. La Provincia tentenna sull’autorizzazione perchè sono di un colore diverso dai bus in circolazione. Come vede la nostra buona volontà non scarseggia, ma contro ostacoli del genere cosa possiamo fare?


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