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A prescindere da come la si pensi sui neo ministri del Governo Draghi, l’idea che attorno al tema della transizione ecologica ruoti finalmente un pezzo significativo del dibattito, è una delle cose più interessanti di questa fase politica. Se alle buone intenzioni seguiranno i fatti, anche il nostro Paese avrà uno strumento istituzionale per coordinare e promuovere scelte trasversali a diversi settori rimasti fino ad ora separati. Bisognerà ovviamente valutare in modo concreto quel che verrà fatto, con la consapevolezza che non siamo all’anno zero, ma la forza simbolica è notevole, e in politica i simboli contano.

Fosse stata una donna a ricoprire quel ruolo, saremmo stati davanti ad una novità ancor più di rilievo per la politica italiana che, sbagliando, ha sempre guardato con diffidenza al paradigma ecologista e femminista applicato allo sviluppo. Ad ogni modo, l’incarico affidato del Governo Draghi a Roberto Cingolani è di quelli tosti, e non si tratta certo di fare filosofia: economia circolare, comunità energetiche rinnovabili, appalti verdi, efficientamento energetico, gestione di una bella fetta dei miliardi del recovery plan. E ancora, una formazione permanente per l’acquisizione di nuove competenze, investimenti per ridurre gli sprechi idrici e prevenire i disastri del dissesto idrogeologico. Un bel pezzo di economia reale, una sfida di modernizzazione per l’Italia e i suoi territori. E proprio il rapporto coi territori risulterà decisivo, perché è qui che lavorano enti, imprese, associazioni che da anni investono capacità e risorse sulla trasformazione dell’economia.

Una delle più brutte crisi di Governo che ha rimesso al potere un pezzo di classe dirigente che dieci anni fa aveva portato l’Italia sull’orlo del default, ci consegna anche una scommessa tutta politica attorno all’idea di un nuovo modello di sviluppo. Quasi un miracolo, se pensiamo a quanto le tematiche della sostenibilità siano state poco considerate nelle scelte della politica italiana rispetto al resto degli Stati europei. Una svolta i cui presupposti sono stati messi con l’azione della compagine giallo rossa del Governo Conte due, capace di ottenere un grande successo in termini di risorse dal Next Generation UE. Attorno a questa scommessa, all’idea di un’economia che faccia del “green” il suo cuore pulsante, non si gioca solo il giudizio sulla qualità del Governo Draghi, ma anche il futuro di nuove culture e soggetti politici capaci di mobilitare i cittadini non solo contro qualcuno o qualcosa, ma per un’ideale di cambiamento, perché oltre a una transizione ecologica, abbiamo bisogno di una transizione politica.

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