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I protagonisti erano loro. Trecento ragazzi di ventidue istituti superiori della Bergamasca che chiedevano agli adulti spazi di ascolto, tentativi di empatia, gesti e parole di incoraggiamento.

fiera dei mestieri

Alla Fiera dei Mestieri 2016 i “grandi” sono la cornice, neanche troppo ingombrante, mentre al centro le nuove generazioni, come ha suggerito don Cristiano Re (direttore dell’Ufficio della Pastorale sociale e del Lavoro della Diocesi di Bergamo), “mostrandoci cosa sanno fare ci dicono chi sono e chi vorrebbero diventare”. Osservarli così in tanti tra la platea del Seminarino di Città Alta suggeriva una sorta di contaminazione di freschezza e di speranza, di un’attesa che non aveva le caratteristiche dell’inutilità. Una mattinata, quella del 7 maggio, in compagnia del vescovo Francesco. Con lui i rappresentanti del Comune, della Provincia e dell’Ufficio scolastico. Insieme hanno guardato la passerella di clip preparate dalle scuole presenti. Ritratti di un mondo che si prepara all’avventura della vita con i loro bagagli di desideri, frustazioni, intuizioni e tensioni.

Tanti messaggi alla Fiera dei Mestieri che apparivano come cocktail di energia, sferzate di vitalità quasi a voler dire agli adulti che loro, i ragazzi, ci sono e allo stesso tempo chiedere loro, tra le pieghe dei fotogrammi, una presenza viva, stimolante e che faccia strada. Monsignor Beschi ha confessato, di fronte a queste dichiarazioni d’identità in formato mp4, di avvertire una distanza, di comprendere, nonostante si sia ritrovato in certe scene che richiamavano anni ormai perduti della sua giovinezza, come il mondo sia cambiato, come il modo di essere giovani sia mutato. “Al di là della disinvoltura con cui siete capaci di comunicare – ha detto il vescovo – ho visto una grande attesa, intima e profonda, a volte nemmeno percepita, ma per la quale ci si prepara e che comunque si desidera”.  Un’attesa che si declina con la ricerca senza la quale la vita sarebbe svuotata di valore. Il vescovo si è augurato che questo atteggiamento di attesa, di ricerca, di apertura continui ad essere alimentato “perchè non c’è niente di più sconvolgente che vedere una persona che ha rinunciato a tutto ciò finendo per addormentarsi in una sorta di sogno della morte mentre è ancora vivo dove nemmeno le tentazioni del diavolo fanno breccia”.
fiera dei mestieri
Un bell’adulto è Gesù – ha continuato il vescovo – che nell’incontro coi primi apostoli e poi, nelle sembianze del giardiniere rivolgendosi alla Maddalena scolvolta avendo trovato il sepolcro vuoto, non comincia il dialogo con un’indicazione, un’affermazione oppure un’imposizione bensì con una domanda “Che cosa cercate? Chi cerchi?”. “Questo per dire – ha ripreso il vescovo – come un adulto sia una persona capace di aprire porte, individuare strade, persone significative, valori essenziali e qualificanti e che non vesta i panni di quella decalcomania di Snoopy in voga qualche anno fa sul retro delle automobili che diceva ‘Non seguitemi, mi sono perso anch’io’. Un adulto, invece, è colui che non dimentica nessuno, che è con noi anche e soprattutto quando nella vita ci troveremo indietro”.

Il vescovo Francesco ha portato l’esempio personale di un adulto che nonostante i suoi 96 anni gli è ancora profondamente vicino. “E’ il mio padre spirituale. Ci vediamo poco, una volta all’anno, ma so che lui c’è per me”. I ragazzi alla Fiera dei Mestieri hanno compreso come le intense parole del vescovo indicavano due cose: che ci siamo dei veri adulti che facciamo strada ai giovani e che quest’ultimi possano al loro volta diventare degli adulti autentici. (Bruno Silini)

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