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Non solo ballabili. La musica di Raoul Casadei è molto di più. Rappresenta un popolo. Il popolo romagnolo, passionale, contadino, godereccio, amante del bello. Orgoglioso della propria terra. Conservatore delle proprie radici. Spumeggiante come un bicchiere di vino Sangiovese. Così, ciao mare, per sempre, nella Romagna in fiore. E proprio con i frutteti in fiore pronti a sbocciare in questa bizzarra primavera della terza ondata del Covid, ha detto ciao, il re del lissio al suo amato pubblico. A tutti quegli appassionati fans, ballerini scatenati, delle balere in riva al mare. Quelle balere anni ’60, illuminate da fili di lampadine colorate, dove si respirava il profumo del mare. Dove al ritmo di polke e valzer, in coro si cantava… Romagna mia, tu sei la stella, tu sei l’amore. Quando ti penso, vorrei tornare, dalla mia bella, al casolare…

Quel ti penso che faceva battere a mille il cuore degli innamorati, avvinghiati in un valzer trascinante da togliere il respiro, in un cullar di note e ritmi incalzanti, come le onde del mare. Così, nei fine settimana, era atteso l’evento canoro dell’orchestrina Casadei nei paesi della riviera romagnola e Raoul, allora giovane musicista, cantautore dall’inventiva musicale e dall’humor incalzante, scatenava il pubblico di giovani e non più giovani, in balli fino al sorgere del sole nell’orizzonte marino. Le coppie in pista, si formavano quasi per caso, adocchiando chi ballava meglio.

 Sguardi, occhiate ammiccanti, sospiri, sorrisi e baci furtivi erano la coreografia di un palcoscenico gogliardico che ancor oggi ritrovi alla gettonata «Casa del liscio». E nello stringersi comune sull’incalzar del ritmo, nascevano passioni, amori in una notte di canzoni. Le sue canzoni.

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