Biondi immobiliare

La presenza del desiderio è ciò che rende la vita “vita”. Il desiderio è forza che rende vivo. Non sono io il padrone del desiderio ma lui è padrone di me, io sono del desiderio, io sono agito dal desiderio. Il desiderio fa vacillare l’io. Appare quando l’io perde il governo e ben lo si vede nell’innamoramento. Il desiderio sconfina e quindi angoscia, porta vita e inquietudine. Su ciò nasce la psicanalisi. Freud parla del desiderio come un intruso che viene a disturbare, bussa alla porta dell’io e vuole entrare.

Il desiderio disarciona, porta fuori, verso l’altro. Nel narcisismo il desiderio fallisce il movimento verso l’altro e rinchiude in sé stessi. Il desiderio che apre all’altro tende a possedere il desiderio dell’altro: io desidero il tuo desiderio, essere ciò che ti manca.  Sono per l’altro quello che gli manca e quindi atteso dall’altro. Nella depressione non si soffre per mancanza di un oggetto ma del fatto che io non sono più l’oggetto della sua mancanza, non gli manco più. L’amore finisce quando lui non mi aspetta più, non gli manco più. La soddisfazione del bimbo nel gioco del nascondino sta nell’essere ritrovato. Dove sei?

Quando si parla si esige il silenzio, si vuole essere ascoltati. Non sentirsi ascoltati porta alla depressione: lo si è visto anche in bimbi piccoli; c’è in loro una perdita di voglia di vivere. Non basta loro il cibo o l’accudimento del corpo. Il desiderio viene dall’altro, come il sapere dal maestro. Il figlio corrisponde ai desideri dei genitori. Ma nell’adolescenza lo schema si rompe e l’adolescente esige di avere il suo desiderio, lui al centro, prorompente con il suo corpo e il suo odore. La nevrosi è la malattia del desiderio. Si sacrifica il proprio desiderio al desiderio dell’altro. Non è egoismo avere il proprio desiderio.

Si è detto che il desiderio inquieta, perché ci spinge fuori, alla ricerca dell’oggetto desiderato. Il rischio sta nello slittare da un oggetto all’altro, in una ricerca incessante. E’ la coscienza infelice del desiderio. La signora che tanto ha desiderato un certo vestito una volta acquistato e portato a casa non le piace più. Restava oggetto di desiderio finché era distante là in vetrina. Sul desiderio incessante si muove il capitalista. Ne fa una macchina di desideri: offre oggetti che promettono. E noi andiamo al supermercato per vedere ciò che ci manca. Da consumatori diventiamo sudditi, commentava Pasolini.

Di contro S. Agostino dice che la felicità sta nel desiderare ciò che si ha: ama quel che hai. Come dire: la novità va cercata in quel che si ha, non il desiderio del fuori serie, unico e inaccessibile. Come l’amore non è estasi di un momento, ma miracolo che si ripete ad ogni incontro. San Paolo parla di legge che genera il peccato: in quanto proibito l’oggetto è desiderato. Poi corregge: il desiderio non si nutre della trasgressione. Si tratta di fare del bene il proprio desiderio. Il desiderio non è un capriccio, non è un sentire contro la legge, ma semmai la forma di una legge migliore.

A cura di Mauro Malighetti
(tratto da una conferenza di Recalcati al Festival filosofia di Modena, settembre 2020)

 

 

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