Il 14 settembre 1964 moriva Vasilij Grossman, un gigante della letteratura del 900, compendio di Storia e culture più che mai attuale. Scrittore, giornalista, reporter di guerra, russo-ucraino di famiglia ebrea ma non credente. Non è un dissidente ma non fa sconti ai potenti, Stalin compreso. E’ inviato per la Stella Rossa, la rivista dell’Armata Rossa, sul fronte di Stalingrado, la battaglia che cambia le sorti della seconda guerra mondiale. E’ tra i primi ad entrare nella Berlino liberata e nell’inferno di Treblinka, ma anziché partecipare alla propaganda di regime scrive pagine mirabili di empatia verso ogni vita sofferente, anche quella del soldato nemico e della natura. Non esita nemmeno a scrivere degli stupri di gruppo commessi dai soldati russi sulle donne tedesche: Vita e Destino di milioni di morti per la follia dei totalitarismi.
Testimone diretto degli orrori del secolo scorso, “Scrivo di quello che ho visto” è il suo credo (sarà ripreso dalla Politkovskaja), la ricerca della verità gli causerà la censura di Stalin. Sperava che l’eroismo dimostrato dal popolo russo e la vittoria della guerra inducesse Stalin almeno ad ammorbidire il regime di terrore instaurato e perpetrato soprattutto contro gli amici bolscevichi -che avevano vinto la guerra civile e la rivoluzione-, e contro i contadini ucraini, sterminati negli anni ’30 con le deportazioni e con la terribile carestia, costruita a tavolino, dell’Holodomor. Grossman vive e denuncia l’eccidio degli ebrei da parte di Stalin al pari di Hitler, e il parallelismo lager-gulag: si salverà solo perché la cosa più democratica che ci sia coglierà Stalin prima che lo stesso lo spedisca al gulag, mentre i suoi libri verranno requisiti e si comincerà a pubblicarli solo con la Perestrojka, gli ultimi ai giorni nostri, motivo per cui è ancora (relativamente) poco conosciuto.
Tutto scorre è il suo libro-testamento, tutto scorre come scorrono su e giù per la Siberia i convogli dei treni carichi di deportati, i nemici del popolo spesso vittime di delatori che sono quasi sempre persone “piene di virtù”, persone per bene, con famiglie perbene, magari istruiti, colti dai gusti raffinati che, in forza della “cieca obbedienza del credente… e fiducia nel partito”, compiono cose orribili nella convinzione di agire per il bene del mondo, “ma che volete, il dovere di membro del partito!”: la tragedia del fanatismo, “tipi che avrebbero ammazzato madre e padre, pur di eseguire le istruzioni”.
Scrittore di un’attualità sorprendente, scrive pagine potenti e dolorose sulla libertà, “un bene ineluttabile, eppure mai avuto dal popolo russo”, La Russia è “la grande schiava”, è “lo Stato senza libertà”, “la mistica dell’anima russa è stata, sola e unica, la schiavitù millenaria”. E poi la contrapposizione con l’Occidente “cosmopolita e borghese”, “nell’anima dei russi l’idea del cristianesimo si era incarnata in una forma bizantina, antioccidentale”, “Quell’abisso (tra la vita in Russia e quella in Occidente) consisteva nel fatto che lo sviluppo dell’Occidente era fecondato dalla crescita della libertà, mentre lo sviluppo della Russia era fecondato dalla crescita della schiavitù“, “La storia dell’umanità è la storia della sua libertà….lo sviluppo russo ha mostrato la sua strana essenza: si trasforma in sviluppo della non-libertà”.
E poi tanti richiami storici e persino lessicali, ad es., le etnie e i popoli sottomessi all’impero sovietico vengono “russificati”, Stalin (negli anni 30) pianifica il crudele sterminio di massa degli ucraini, rei di essere in tanti ebrei e contadini, gli ucraini vengono mandati in “trasferimento speciale” e fatti sparire. Quella tra il ‘39 e il ‘45 non è la seconda guerra mondiale, ma la Grande Guerra Patriottica, perché per la propaganda staliniana gli alleati non hanno contribuito alla vittoria sul male dell’Asse, lo Stato sovietico è Stalin e viceversa, vige il totalitarismo e il culto della personalità, dell’idolatria nei confronti del leader, del controllo delle masse attraverso il controllo dei mezzi di comunicazione (oggi v. ad es. la nostra Stefania Battistini), dell’eliminazione degli oppositori e anche dei compagni di partito (oggi tocca a certi oligarchi). Non sembra ottant’anni fa…
Infine Hitler: voleva il petrolio del Caucaso, cancellare i russi dal Mar Nero, annettere Crimea, Ucraina e Romania. Non è stato l’unico, e non sembra ottant’anni fa…