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La dialettica della solitudine nell’Arcisenso del filosofo Masullo

Riproponiamo l’intervista al filosofo napoletano e accademico italiano Aldo Masullo, recentemente scomparso, a proposito dell’ultimo suo libro L’arcisenso.

Nel sottotitolo c’è la parola solitudine, si parla didialettica della solitudine, ce la spiega?
Ognuno di noi porta in sé i primi rapporti su cui si è formato e a cui tende sempre a tornare. In noi non si spegne mai la relazione iniziale.  Io posso comunicare i miei pensieri ma non posso far sentire ciò che sento. Ho un certo sapere, allargo le mie conoscenze, ma insieme ho la capacità di scavare dentro me e tento di ricostituire la relazione iniziale. Questo è per me una struttura originaria dell’esistenza.

E’ un discorso che riporta a Leopardi.
Un capitolo è dedicato al poeta di Recanati. Siamo soli nella nostra interiorità e perciò ci difendiamo dalle aggressioni violente costruendo compagnie e solidarietà. Così nel Canto La ginestra: possiamo costruire una barriera di solidarietà che allevia la nostra solitudine. La filosofia e la poesia ci soccorrono ma non ci liberano. Sono compagno di altri che avvertono lo stesso senso di solitudine.

Perché il titolo Arcisenso?
Potrebbe chiamarsi sub-senso: è un senso che non sta prima tanto prima o dopo altri sensi ma sta a fondamento e rende possibile il movimento della vita e del pensiero. E’ il senso che rende possibile i vari sensi, è il senso di esistenza che condivido con gli altri, uomini o donne, comunanza di solitudini. Non posso farla sentire ma posso parlarne. Si crea una solidarietà di incontri e scontri, con parole che aprono domande e differenze

ECome affrontare questo sentire e questa solitudine?
Vivendo. Con le parole o gesti produciamo significati i quali si comportano come le monete di scambio. Circolano e fanno circolare significati, mettono in comunicazione le persone. Il senso però resta nostro. Uso la parola patico da paskein, è il vivere provando. Senza, non sarebbe vita. Il senso è il punto nascosto del vivere, interdetto agli altri, difficile da interpretare anche da noi stessi. Senza senso la vita si ridurrebbe al succedersi di eventi meccanici.

Cosa ne consegue?
Tocqueville ribadisce che le condizioni macro sociali hanno effetti sulle azioni dei singoli così come le azioni dei singoli cumulandosi producono effetti macro sociali. Gli uomini dipendono nell’azione dalle idee che si fanno del mondo ma anche dai costumi e dalle leggi. Tutto ciò crea una politica che può favorire o sfavorire le condizioni di libertà.

Altra parola del libro: il silenzio. Non ce n’è bisogno oggi?
Silenzio dal latino silere, zittire. E’ d’obbligo dopo la parola. Nei pulviscoli delle parole in cui siamo immersi c’è bisogno di una sosta. Fare silenzio porta a riflettere, a trovare legami e rendere il mondo comprensibile. Il silenzio aiuta a capire che la verità sfugge, è sempre relativa, non relativistica ma in relazione a noi e alle persone con cui viviamo. La verità è punto limite verso cui le relazioni mirano.

La filosofia non si pone come discorso di verità?
Ci aiuta a non farci irretire negli assoluti. Le cronache traboccano di assolutismi. Il pensiero vero è sapienza del relativo. Ogni giudizio è … fino a prova contraria. Non si può dire questo è rosso ma adesso mi sembra rosso. La consapevolezza del relativo impedisce di codificare il diverso come male, ci libera dalle impressioni persecutorie dei nemici.

Contrariamente a quanto succede nella cronaca politica.
Il pensiero si chiarisce nella vita. Il contadino che da una vita zappa la terra ha in sé una saggezza che lo aiuta a capire la vita. Spesso in politica l’azione va senza pensiero, è semplicemente impulso pratico, per battere l’avversario. La politica imita la zampata del leone che colpisce la preda. L’ultimo capitolo parla di uno stato di grazia, è il repentino irrompere della poesia nella vita dell’uomo.

Non l’utile, non l’obbiettivo da realizzare a qualsiasi costo ma l’interrogazione, la domanda di senso. Il pensiero vero porta amore. Non folgorazione ma lenta combustione da cui esce il meglio.

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A cura di Mauro Malighetti
Tratta dal video di YouTube rintracciabile a questo link

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