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Sono stati presi un po’ tutti in contropiede da Marco Riglietta, direttore del Dipartimento delle Dipendenze di Bergamo, durante il convegno organizzato mercoledì sera dal Comune di Almenno San Bartolomeo (con la parrocchia e l’Istituto comprensivo “Luigi Angelini”) all’auditorium del Museo del Falegname “Tino Sana” intorno alle opportunità e ai rischi connessi ad internet nella societtà attuale.

dipendenza da internet

da sinistra: Marco Riglietta, Alessandro Frigeni, Fabio Bartocci e Gianbattista Brioschi

Dal titolo attribuito al contributo di Riglietta “La dipendenza online, una nuova patologia” c’era chi s’aspettava lo snocciolamento di statistiche preoccupanti di persone “drogate” di social media alle prese con la paura di essere tagliati fuori dalle relazioni online (f.o.m.o.) oppure talmente invischiate in internet da sovvertire i ritmi circadiani sonno-sveglia (hikikomori). Niente di tutto questo. Riglietta, mostrando slide di natura scientifica, ha smontato tutte una serie di preconcetti partendo, appunto, dal titolo.La dipendenza da internet non esiste come patologia – chiarisce Riglietta – nel Dsm V (l’ultima revisione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali pubblicato nel maggio 2013 negli USA, ndr.) non è contemplata. Esiste il gioco d’azzardo  ma di patologie legate all’uso di internet o della tecnologia digitale nulla risulta dagli studi nosografici”.

Un tentativo di obiezione è arrivato dal sindaco Gianbattista Brioschi:Conosco personalmente delle situazioni di persone, soprattutto giovani, che passano ore e ore in camera a maneggiare davanti al computer eludendo le normali relazioni sociali”. “Internet è un mezzo potentissimo che amplifica oppure agevola dei rischi che possono trasformarsi in patologia. – ha risposto Riglietta – L’esempio può essere la droga. Non è un segreto che online si vende droga. Quindi, non mi devo preoccupare del fatto che i ragazzi possano diventare dipendenti da internet (finora casi clinici non ne abbiamo visti) ma che entrino in relazione con circuiti di smistamento di sostanze stupefacenti”.

Il convegno, moderato dal vicesindaco Alessandro Frigeni, ha poi analizzato il fenomeno del cyberbullismo anche attraverso la proiezione di clip che hanno lasciato nel numeroso pubblico presente la preoccupazione sulla pervasività di un fenomeno che la tecnologia digitale, di fatto, ha reso più allarmante. “I numeri qui non mancanoha ribadito Fabio Bartocci, esperto di informazione e comunicazione tecnologica –  Due ragazzi su cinque ne sono vittime (soprattutto nelle scuole) e nel 61% dei casi avviene tramite i social media attraverso la condivisione di immagini e video che mettono alla berlina un compagno per l’aspetto fisico, la timidezza, l’orientamento sessuale, la nazionalità e perfino la disabilità. Le conseguenze non sono da sottovalutare se si considera che la reazione delle vittime si declina nel 67% in scelte di isolamento sociale”.

Occorre un’alleanza del territorioha precisato la dirigente scolastica Giuseppina D’Avanzodove scuola, famiglie, parrocchia, enti locali e agenzie creino percorsi integrati di formazione per arginare il problema”. (Bruno Silini)

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