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Gorgia è considerato assieme a Protagora uno dei più grandi sofisti della Grecia Antica. Nacque intorno al 483 a.C. a Leontini (oggi Lentini) in Sicilia. Discepolo di Empedocle subì anche l’influenza dei Pitagorici e degli Eleatici (tra cui Zenone).

La forza della sua eloquenza

Anche lui come Protagora si spostò molto, andò in Tessaglia, in Boezia, ad Argo, a Delfi, ad Olimpia e ad Atene dove ebbe molto successo con la sua eloquenza. Vendendo i propri insegnamenti di città in città, pare guadagnasse ingenti ricchezze facendosi pagare fino a 100 mine ad allievo. Era anche un gran dilapidatore, alla sua morte lasciò, infatti, una somma piuttosto modesta.

I tre punti fondamentali della filosofia di Gorgia

  • 1) Nulla è;
  • 2) Se anche qualcosa fosse non sarebbe conoscibile;
  • 3) Se anche qualcosa fosse conoscibile non sarebbe comunicabile agli altri.

Per Gorgia nulla esiste

Lo dimostra mettendo insieme le dottrine dei filosofi che lo hanno preceduto, le quali si contraddicono reciprocamente. C’è infatti chi sostiene che l’essere sia uno, chi invece che sia molteplice, chi sostiene che sia eterno e chi invece lo pensa come qualcosa soggetto a mutamento e al divenire, chi, ancora è convinto che l’essere sia generato, provenga cioè da qualcosa, e chi, invece, che l’essere non sia generato, ecc. La conclusione di queste irrisolvibili contraddizioni, per Gorgia, è che nulla esiste, l’essere non può avere alcun attributo che la filosofia fino ad allora gli aveva assegnato perché di ogni predicato esiste una teoria che lo nega, ne segue che l’essere è nulla.

Ad esempio dire che l’essere è generato è sbagliato perché qualsiasi cosa nasce dall’essere o dal non essere. Ora, dal non essere, ossia dal nulla, non può nascere niente, questo è pacifico. Ma neppure dall’essere può nascere qualcosa, perché al momento della nascita dell’essere c’è già l’essere, ed è l’essere da cui la cosa nata proviene. L’essere del bambino, ad esempio, non nasce con il parto, il bambino infatti non proviene dal nulla, ma da un altro essere, quello della madre che è già presente.

Se, come Gorgia ha dimostrato, l’essere non nasce dall’essere (e neppure dal nulla) significa che è eterno, è corretto? No, non è corretto neppure questo, anche questa tesi è, infatti, confutabile: se l’essere fosse eterno sarebbe anche infinito, e se fosse infinito non avrebbe alcun luogo, e quindi non esisterebbe, perché nulla esiste se non è in luogo specifico.

Per Gorgia se anche qualcosa fosse non sarebbe comunque conoscibile

Infatti, per essere conoscibile una cosa deve essere innanzitutto pensata, ma l’essere per Gorgia non è pensato. Perché se l’essere fosse pensato allora sarebbe vero che tutte le cose pensate sono, esistono. Ma ciò è assolutamente falso, se penso ad una vacca che vola non significa che è reale, che esistono le vacche che volano. Peraltro, se ammettessimo che il pensato esista dovremmo anche ammettere che il non essere e il non esistente non possano essere pensati, ma anche questo è sbagliato, perché si può pensare ad una vacca che voli, e molte altre cose che nella realtà non esistono, che sono irreali. Di conseguenza, l’essere non è pensato.

Per Gorgia se anche qualcosa fosse conoscibile non sarebbe comunicabile agli altri.

Come possiamo infatti “trasmettere” ad altri la conoscenza di qualcosa che abbiamo visto con gli occhi? Come potrebbe la parola trasmettere la conoscenza data da un’esperienza sensibile? Come infatti la vista non conosce i suoni, così neppure l’udito ode i colori, ma i suoni. Insomma, pronunciando delle semplici parole non possiamo far giungere ad altri qualcosa che abbiamo odorato, sentito, visto o gustato. Chi parla non usa, per esprimersi, un colore, un odore, un sapore, ma una parola e come riuscirà mai chi ascolta rappresentarsi l’oggetto soltanto attraverso una parola? Inoltre, se anche fosse possibile che il pensiero venisse trasmesso fedelmente ciò non comporta che esso appaia uguale a più persone, l’esperienza che ne farebbero potrebbe essere diversa. Insomma, se anche qualcosa fosse conoscibile non sarebbe comunicabile agli altri.

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Lezione 2: Eraclito, filosofo del Panta rei
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Lezione 4: Parmenide e le vittime dell’illusione dei sensi
Lezioni 5: I paradossi di Zenone. Vi dicono qualcosa Achille e la tartaruga?
Lezione 6: Anassagora e i semi originari della materia
Lezione 7: Empedocle e le quattro radici: fuoco, aria, terra e acqua
Lezione 8: Democrito, padre della fisica
Lezione 9: La sofistica. Come si monetizzava nell’antichità con la filosofia
Lezione 10: Protagora. L’uomo è misura di tutte le cose

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Autore

Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

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