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Sintesi sotto forma di intervista di una lezione di Giovanni Carlo Federico Villa (docente dell’Università di Bergamo) dal titolo “I confini della liberta’: spiritualità, pittura e rivoluzione“, del 18 maggio 2021 nell’ambito della programmazione di Noesis).

L’evento che inaugura la libertà moderna è la Rivoluzione francese. L’arte la esalterà più tardi. Quali gli autori e le opere significative?
Direi Eugène Delacroix con La libertà guida il popolo che è del 1830. Il re Borbone Carlo X ha appena emanato leggi liberticide, ha ristabilito la censura e introdotta una legge elettorale a favore dell’aristocrazia terriera. Il popolo parigino si ribella e alza le barricate. E’ la Rivoluzione di luglio. Tre gloriose giornate che costringono Carlo ad abdicare e aprono la nuova fase del re Luigi Filippo, il Re cittadino. Delacroix celebra la libertà con questo dipinto a olio su tela 2,60 x 3,25 m : “se non ho combattuto almeno dipingerò”. Incede sicura Marianne, personificazione della Francia. Impugna il fucile e sventola il tricolore. Si volge indietro a spronare, scavalcando corpi straziati. Vicino il ragazzo che ricorda Gavroche de I Miserabili di Hugo. La seguono “i fratelli” di ogni classe sociale, operai, intellettuali, artigiani, nel fumo di incendi e scoppi. Si intravvede il profilo di Notre Dame.

Analizzando lo schema dispositivo della scena si è visto una chiara somiglianza con un’altra celebre opera, La Zattera della Medusadi Théodore Géricault.
La piramide umana che si crea sulla zattera alla deriva si proietta all’interno verso la nave lontana che li salverà. In Delacroix il moto delle masse viene invece in avanti, verso lo spettatore. Anche qui tra i superstiti l’impressionante massa dei cadaveri.

La tela di Delacroix si avvaleva di suggestioni che venivano dal passato, come la Venere di Milo, in quel tempo arrivata a Parigi.
E sarà fonte di ispirazione in seguito, basti pensare alla Statua della Libertà di New York, fino agli scatti dei grandi fotografi. Virale sui social è presto diventata la fotografia (Moustafa Assouna) del giovane palestinese di Gaza che sventola la bandiera del suo popolo.

Il tema della libertà si ritrova in Jacques-Louis David.
David è una figura di spicco nel periodo rivoluzionario e successivamente. Passa indenne attraverso gli anni turbolenti della Rivoluzione. Il suo primo omaggio alla libertà è la raffigurazione del Giuramento degli Orazi, eroi della Roma Repubblicana. Il padre porge con atto solenne le spade, mentre nel terzo riquadro le donne piangono sconsolate. David diventa il “primo pittore” di Napoleone: “sì, amici miei, Napoleone è il mio eroe”. Lo ritrae sul cavallo bianco che si impenna, verso il passo del Gran San Bernardo ripetendo l’impresa di  Annibale. Segnerà la vittoriosa Campagna d’Italia che lo incoronerà imperatore. I soldati sono ripresi chini, con tenacia spingono i pesanti armamenti, pienamente partecipi della storica impresa.

Celeberrima la scena dell’Incoronazione di Napoleone nella cattedrale di Notre Dame il 2 dicembre 1802.
L’aveva incaricato Napoleone stesso: “disegnai la scena dal vivo e annotai quel che non potevo fare in tempo a disegnare”. Ci impiegò diversi anni a completarla, avvalendosi di collaboratori. Napoleone è ripreso con il pesante mantello di velluto rosso bordato. Si è appena incoronato. Con gesto sacrale pone la corona sul capo chino della moglie Giuseppina. Il Papa seduto assiste passivo, attorno familiari e dignitari. Come un’istantanea documenta l’apice della sua carriera e la nuova società borghese ormai dominante. Gigantesche sono le dimensioni della tela di quasi dieci metri di lunghezza. Il quadro subirà le sorti del protagonista e con la Restaurazione finirà nei magazzini del Louvre.

Anche questo dipinto su olio ha fatto scuola.
Per celebrare la libertà anche per contrasto. Pensiamo a Goya, alla sua Fucilazione dei patrioti spagnoli. La libertà non è più dalla parte dei francesi e di Napoleone. Con quei fucili spianati, le facce inorridite dei condannati, la figura centrale del ribelle in camicia bianca a braccia spalancate, quasi un Cristo Crocifisso, e intorno le ombre che nascondono e rivelano: i liberatori francesi si vestono da assassini e gli ideali libertari diventano cruda repressione.


L’arte ha continuato a raccontare e reinterpretare il tema della libertà.
La storia ha posto nuove situazioni e l’arte ha accettato la sfida. Nella varietà di culture, di stili e di mezzi ha risposto muovendo le coscienze. Pensiamo ai murales di Bansky che nella banlieue parigina denuncia la politica repressiva nei confronti dei migranti. Gli artisti si sono sentiti liberi, capaci di nuove letture e di scuotere le coscienze.

A cura di Mauro Malighetti

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